La strategia missionaria di Massimiliano Kolbe - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

Milizia dell'Immacolata di Sicilia
MILIZIA DELL'IMMACOLATA DI SICILIA
Maria e Kolbe
Dal 16 ottobre 1917
Dal 16 ottobre 1917
Milizia dell'Immacolata
di Sicilia
maria e Kolbe
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Stemma mariano

La strategia missionaria di Massimiliano Kolbe

Scritti > Senso della milizia
 
 
La strategia missionaria di Massimiliano Kolbe[1]
 
Raffaele Di Muro OFMConv
 



 


Introduzione

In vista del centenario della M.I., istituzione kolbiana con una marcata vocazione apostolica, ci sembra opportuno realizzare un approfondimento sulla strategia missionaria adottata dal santo polacco al fine di poter comprendere la sua validità ancora oggi e la sua azione illuminante per quanti sono impegnati in una pastorale da lui ispirata. Faremo questo lavoro basandoci sulle affermazioni del martire polacco, sulla sua esperienza spirituale e sul pensiero di quanti hanno realizzato studi in questo campo. Presupposto di ogni attività di Kolbe è la preghiera: nel primo capitolo ci occuperemo proprio di questo tratto del suo vissuto spirituale. Nel secondo evidenzieremo i contenuti teologici ispiratori delle opere di Massimiliano, sottolineando come il suo annuncio si fondi su solidi principi interiori provenienti dal messaggio evangelico. Nella terza sezione ci soffermeremo sulla capacità del santo di interpretare i segni dei tempi e i dati della realtà che lo circonda. Nell’ultima parte del testo esamineremo come Massimiliano riesca ad utilizzare al meglio mezzi e talenti messi da Dio a sua disposizione. Siamo convinti che il fare il missionario di S. Massimiliano possa offrire spunti e suggerimenti all’intero movimento della M.I., in un tempo storico molto importante come la vigilia del centenario della sua fondazione.

1.     La preghiera e l’affidamento: fondamento della missione
 
Secondo S. Massimiliano, vi è una stretta dipendenza tra l’orazione e la buona riuscita dell’attività missionaria. Infatti, così egli si esprime: “Il valore di ogni Niepokalanów dipende unicamente ed esclusivamente dalla vita di preghiera”[2]. E ancora: “L’attività più importante è in pieno svolgimento, vale a dire la preghiera[3]”.

Ogni forma di apostolato, pure la più grande ed ardita quale può essere la fondazione e la conduzione della Città dell’Immacolata, dipende dalla capacità di pregare di chi la pone in atto. La bravura e l’intuito del missionario passano in secondo piano rispetto all’efficacia dell’orazione, che rappresenta la causa principale della buona riuscita di un’opera apostolica. La preghiera è un mezzo soprannaturale
fondamentale per raggiungere gli scopi della Milizia dell’Immacolata: la conversione dei nemici della Chiesa, la santificazione dei cristiani, la gloria di Dio e di Maria, la felicità di tutti gli uomini. Questi fini si realizzano se sostenuti dall’attività orante dei membri della M.I.: il rosario recitato con umiltà e fervore, le giaculatorie incessanti rivolte a Dio sono particolarmente preziosi per il raggiungimento dei  traguardi tipici del movimento mariano fondato da Kolbe con sei altri giovani frati[4].

Secondo il santo polacco, questa dipendenza tra pregare e operare è confermata dall’esempio di S. Teresa di Gesù Bambino che, invocando continuamente Dio e offrendo a lui le piccole croci quotidiane, si pone a sostegno delle missioni, pur non avendo mai varcato la porta del monastero[5].
 
L’orazione del martire di Auschwitz è sempre foriera di frutti apostolici. Pregare non vuol dire solo dialogare con Dio, ma perseguire, con il suo sostegno, un percorso di santificazione e abbondanti risultati nella missione. Il progresso nella vita spirituale ed il successo apostolico nascono soprattutto dalla comunione con l’Altissimo, che consente al fedele di acquisire un costante atteggiamento di ascolto, fondamentale per ottenere maggiore profitto nelle pratica delle virtù e nell’evangelizzazione. Il rinnovamento del mondo francescano operato da Massimiliano ha origine proprio nel rapporto di unione profonda con Dio, dal quale si è lasciato istruire e guidare. Egli aiuta a comprendere l’importanza del silenzio e del raccoglimento: per favorire un dialogo fruttuoso ed incessante con Dio è necessario fare spazio all’orazione da compiersi in opportuni luoghi e tempi. In questo modo la preghiera determina un vero e proprio stile di vita. E’ importante che l’uomo si elevi sulle preoccupazioni che la società suscita, occupandosi soprattutto di alimentare la propria conversazione con Dio. La preghiera è anche ascolto: S. Massimiliano è esemplare anche in tema di discernimento proprio perché si lascia interpellare dalla voce del Signore, che egli accoglie all’insegna del massimo affidamento alla provvidenza divina[6].
 
Il frate polacco è del parere che “quando il fuoco dell’amore si accende, non può trovar posto nei limiti del cuore, ma divampa al di fuori e incendia, divora, assorbe altri cuori”[7]. L’amore di Dio nel cuore dell’uomo diventa contagioso. Ciò si concretizza con l’invito alla conversione, fatto direttamente o indirettamente, nonché con la realizzazione di grandi opere apostoliche. La forza della preghiera e dell’unione con Dio sono il punto di partenza per la santificazione propria, stimolo per quella degli altri e «motore» per sviluppare e migliorare lo stile missionario[8]. L’orazione, inoltre, dispone ad operare sempre in simbiosi con la grazia divina. Ogni iniziativa apostolica è sempre un armonizzare l’impegno personale con le intuizioni provenienti da Dio: dal dialogo con Lui dipende la migliore sintonia tra le disposizioni divine e l’opera umana[9].
 
Infatti, “La preghiera è un mezzo sconosciuto, e tuttavia il più efficace per ristabilire la pace nelle anime, per dare ad esse la felicità poiché serve per avvicinarle all’amore di Dio. La preghiera fa rinascere il mondo. La preghiera è la condizione indispensabile per la rigenerazione e la vita di ogni anima. Per mezzo di essa s. Teresina è diventata, senza abbandonare le mura del proprio convento, la patrona di tutte le missioni e non titolare soltanto. L’attività è buona, ma ovviamente, è di secondaria importanza e ancora meno in confronto con la vita interiore, con la vita di raccoglimento, con la vita di preghiera e con la vita del nostro personale amore verso Dio”[10].

S. Massimiliano, per il progresso dell’anima e per l’ottenimento della pace interiore, ritiene prioritaria la vita di orazione. Essa ha la precedenza su ogni attività apostolica perché ne costituisce il fondamento. Inoltre, permette al credente di godere dell’amore di Dio e di rimanere in uno stato di gioia interiore, fonte di conversione e di continua crescita nel proprio itinerario di perfezione cristiana. Il dialogo con l’Altissimo favorisce una comunione benefica e totalizzante con Lui e, oltre a portare la pace del cuore, diventa il segreto per l’ottima riuscita di ogni azione missionaria. La preghiera si rivela fondamentale sostegno anche per il cammino di ascesi dell’uomo, il quale trova in essa la forza per crescere sempre più nella conversione. L’orazione si rivela assai preziosa al fine di dare all’esistenza uno sguardo soprannaturale, che consenta al credente di ammirare l’azione di Dio in ogni evento ed in tutte le situazioni della sua quotidianità[11].
 
Massimiliano conferisce un grande valore ai mezzi soprannaturali volti a realizzare un’attività missionaria. La preghiera ricopre un ruolo eminente, ma ad essa si aggiungono il lavoro e il sacrificio di ogni giorno, che rappresentano un’oblazione a Dio a sostegno dell’impegno pastorale. Inoltre, penitenza e mortificazione costituiscono un supporto fondamentale per l’opera apostolica. Si tratta di gesti di spoliazione e umiltà che dispongono l’animo al coraggio dell’annuncio e  costituiscono un forte sostegno per ogni iniziativa di missione[12].
 
 L’affidamento all’Immacolata è alla base dell’opera missionaria di Kolbe. Ecco le sue significative espressioni del dicembre 1937 negli Appunti per un libro.
 
“Appartiene all'essenza anche della Milizia dell'Immacolata il fatto di essere dell'Immacolata totalmente, sotto ogni aspetto. Di conseguenza, nell'atto di consacrazione i membri della M.I. supplicano l'Immacolata: «[Ti prego] di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà Tua, e di fare ciò che Ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità». L'anima che fa parte della Milizia dell'Immacolata, quindi, cessa di preoccuparsi eccessivamente anche della propria eternità. Riconosce che tutto ciò che non dipende dalla propria volontà viene dalla mano di Dio attraverso l'Immacolata e, per quanto sta in lei, cerca di fare tutto quel che può allo scopo di conoscere la volontà dell'Immacolata sempre più perfettamente e di compierla sempre più fedelmente, anche se ciò gli costasse molte sofferenze e sacrifici. Un'anima che si è effettivamente donata all'Immacolata fino a questo punto non può non esercitare un influsso nell'ambiente che la circonda, anche senza esserne consapevole. Essa, tuttavia, non si accontenta di questo, ma compie consapevolmente ogni sforzo e fa tutto il possibile per guadagnare anche altri all'Immacolata, affinché anche altri divengano come lei. Per questo appunto nell'atto di consacrazione essa prega l'Immacolata: «Disponi di me, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di Te: ‘Ella ti schiaccerà il capo’ [Gen 3, 15], come pure: ‘Tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero’ [ufficio della B.V. Maria], affinché nelle Tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la Tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti, e per estendere, in tal modo, quanto più è possibile, il benedetto Regno del Sacratissimo Cuore di Gesù; dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e della santificazione, poiché ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani, dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi«; e aggiunge: «Concedimi di lodarTi, o Vergine Santissima. Dammi forza contro i Tuoi nemici»”[13].

L’appartenenza a Maria pone il credente nella condizione di svolgere un ministero sempre più orientato alla volontà divina, sotto la cura sapiente e continua della Madre di Dio, che custodisce, protegge e sostiene ogni genere di apostolato. Affidarsi a lei vuol dire realizzare una missione secondo il progetto dell’Altissimo e con l’ottimale utilizzo dei propri talenti[14].

2.     I contenuti della missione
 
La forza dell’apostolato di S. Massimiliano è data senza dubbio dalla testimonianza evangelica che egli, in ogni circostanza e in tutti i periodi della sua esistenza, cerca di offrire al prossimo. E’ proprio il suo esempio a rivelarsi decisivo perché il suo operato sia incisivo e  «contagioso» nei confronti di confratelli e fedeli.  Egli ritiene che si possa essere stimolati dalla verace testimonianza evangelica più che dalle parole. Guardare a Cristo, all’Immacolata e a Francesco deve potersi tradurre in un vissuto che illumini quello del prossimo per indurlo delicatamente ad amare con sempre maggiore convinzione l’Altissimo. Infine, il lavoro e la dedizione all’attività apostolica pongono il frate, il milite o il fedele nella condizione di donarsi generosamente al progetto affidato loro dall’Onnipotente. Queste dimensioni rappresentano quanto P. Kolbe vive e trasmette come presupposto alla vita missionaria. Egli è convinto che la testimonianza della fede e del messaggio evangelico, a partire dalla significatività della propria esperienza spirituale, è la chiave che consente al missionario di entrare nei cuori degli uomini. L’amore per la propria vocazione, la benevolenza, l’accoglienza, la sobrietà permettono a chi evangelizza di far parlare soprattutto il proprio esempio e poi la parola[15].
 
Già nel 1919, in una meditazione che potremmo definire un progetto per il suo futuro di apostolo, ha modo di scrivere: “La tua personale santificazione è la tua prima occupazione. L'impegno per la santificazione degli altri deve essere la sovrabbondanza del tuo amore verso Gesù. In ogni cosa cerca di recare a Gesù il più grande piacere possibile e abbi fiducia in Lui attraverso l'Immacolata”[16].
 
Santificare se stessi è la prima forma di evangelizzazione. Solo con quest’opera in piena attuazione sarà possibile aiutare gli altri a convertirsi ed a involarsi verso la vita eterna. Solo se l’amore del credente per il Signore è abbondante, diventa visibile e suscita anche in altre persone il desiderio di percorrere le vie di Dio. L’ anelito di comunione con l’Altissimo va trasmesso a partire dal proprio itinerario di perfezione.
 
P. Kolbe sottolinea, inoltre, il valore della grazia, che sostiene l’apostolo e la sua predicazione.

“Neppure l'apologetica da sola riuscirà a convertire qualcuno, se la grazia non fluisce su di essa dalle mani dell'Immacolata. Perciò, nello studio dell'apologetica pratica, questa sezione deve porre l'accento sulla necessità di ricorrere all'Immacolata e di suscitare l'amore verso di Lei in colui con il quale si discute, piuttosto che porre la propria fiducia nell'efficacia delle dimostrazioni più evidenti. L'uomo, infatti, possiede la libera volontà ed è necessaria la grazia per sottometterla, affinché essa permetta all'intelletto di lasciarsi convincere e di seguire la verità”[17].
 
 
I contenuti dell’annuncio sono davvero importanti, tuttavia, il santo polacco evidenzia il ruolo assolutamente centrale della grazia divina che sostiene il missionario, a cui non basta la sola forza delle sue argomentazioni. La stessa grazia ha influsso anche sul cuore e sulla mente dei destinatari del messaggio evangelico se essi sono sufficientemente aperti. S. Massimiliano è protagonista di un annuncio cristocentrico poiché desidera trasmettere l’amore di Cristo per l’umanità che, grazie alla sua morte ed alla sua risurrezione, è stata redenta. Altro forte desiderio di P. Kolbe è quello di far comprendere all’uomo l’importanza di avere nella propria vita la presenza dell’Immacolata, una madre pronta ad effondere la sua intercessione e la sua materna e significativa protezione[18].
 
Infatti, “San Massimiliano nella sua visione Cristocentrica dell’evangelizzazione, era anche mariologico. Subito dopo Cristo desiderava mostrare al mondo la Santissima Vergine Maria come colei che più di tutte le creature ha realizzato più pienamente l’ideale della santità, che più perfettamente ha realizzato il compito di divinizzare l’uomo… La mostrava allora come il modello della perfezione dell’uomo e nello stesso tempo la  Madre del Salvatore e la Mediatrice tra Lui e l’uomo. Proclamava la bellezza morale, la bontà e la potenza di Lei. La mostrava come la più grande, dopo il Cristo, Missionaria del mondo. Maria guida gli uomini a Cristo sulla via più diretta e sicura”[19].
 
La spinta missionaria del santo polacco ed i contenuti che la caratterizzano hanno fondamento nella meditazione della Parola, che mette in movimento le forze del cuore, pronto ad attuarla in modo immediato ed urgente. Anche in questo S. Massimiliano è uno straordinario testimone dell’amore di Dio[20].
 
“Partendo dal fervore apostolico e con lo scopo preciso di avvicinare tutti a Dio attraverso l’Immacolata, Egli non si indugia tra le lunghe investigazioni filologiche, filosofiche o addirittura teologiche che, per quanto possano essere importanti, talvolta distraggono. Si mostra di adoperare così per la Sacra Scrittura, si potrebbe dire, un’«esegesi di cuore» più di un’esegesi di mente. Questo modo di leggere la Bibbia risulta oggi molto affascinante in quanto semplice e al contempo efficace per edificare la fede vissuta nella fedeltà alla Chiesa”[21].

L’apostolato in stile kolbiano è alimentato dalla Parola di Dio costantemente meditata e portata nel vissuto concreto di ogni giorno. La sua testimonianza di vita evangelica e francescana si nutre del concetto prezioso che segue: la Scrittura deve diventare concretezza di vita, dopo che è stata ben illuminata ed assimilata, in ascolto di quanto la Chiesa esprime circa la sua interpretazione. Colpisce la concretezza con cui il santo si avvicina al testo sacro[22].
 
Il martire polacco è un missionario sui generis per i suoi tempi. Infatti, si può affermare:
“San Massimiliano non apparteneva ai tipici missionari di quel tempo, i quali quantificavano il proprio lavoro con il numero delle parrocchie fondate e con la quantità d’acqua battesimale versata sulle teste dei «pagani». Non è conosciuto come il dispensiere del sacramento del battesimo, ma è conosciuto come colui che in ogni momento era pronto a dare la vita affinché gli altri ricevessero Dio e l’Immacolata. Non sappiamo se ha battezzato anche un solo Giapponese, nonostante che durante il suo soggiorno in Giappone ci siano state conversioni di cui lui stesso scrive”[23].

Il santo, con la sua testimonianza e la sua azione apostolica, desidera suscitare inquietudine religiosa e morale nel cuore dei suoi interlocutori, affinché possano aprirsi alla scoperta dell’amore di Dio e della gioia della sua presenza nella loro vita. Non ama sollecitare autorità o persone influenti, ma evangelizzare con la personale testimonianza di religioso. Col suo annuncio, infatti, Kolbe invita i propri interlocutori a sperimentare la gioia della vita ascetica e mistica, a vivere una comunione con Dio sempre più intensa e totalizzante, che si rivela apportatrice di beatitudine eterna[24].
 
Per S. Massimiliano essere evangelizzatori vuol dire donare al prossimo una concreta testimonianza di carità. Le Città dell’Immacolata non sono solo centri di divulgazione del Vangelo e dell’amore della Madonna per l’umanità, ma anche luoghi in cui i poveri e i bisognosi sono beneficati in tutte le loro necessità e l’amore fraterno trionfa continuamente. Tutto ciò aumenta la credibilità e l’efficacia di questo tipo di istituzione che si occupa di offrire il nutrimento spirituale a quanti mancano del sostegno della Parola e della grazia, e quello materiale a coloro che sono nella povertà[25].
 
Infatti, il santo polacco “si prendeva cura dei senza tetto, poveri, ammalati, disoccupati, colpiti dai cataclismi ed abbattuti spiritualmente. Portava loro vestiti, cibo, medicine, buone parole, fede e speranza. Per i più sfortunati, fondò orfanotrofi, case di cura e quelli che potevano lavorare organizzava, appoggiava, combatteva per diritti che loro spettavano, affinché loro stessi potessero affrontare la povertà e la degradazione sociale. Riusciva a muovere le più profonde risorse del bene tanto dai poveri che dalla gente ricca, che grazie alla sua parola e azione condividevano la loro ricchezza con i bisognosi. L’attività caritativa e sociale diventò, oltre l’attività editoriale, un’importante caratteristica della missione francescana in Giappone, e forse principalmente grazie a essa questa missione si è sviluppata presto”.[26]
La testimonianza missionaria di Kolbe consiste, inoltre, anche nel rispetto profondo per le culture diverse dalla sua, nel dialogo che gli consente un ottimale processo di inculturazione. Egli cerca di donare il messaggio evangelico con grande delicatezza e con la massima sensibilità. L’annuncio va accompagnato, secondo il suo esempio ed il suo pensiero, proprio da questo genere di testimonianza, improntata all’accoglienza e alla carità verso altri modi di pensare e di vivere[27].
“Veramente S. Massimiliano non scriveva gli articoli, né pronunciava le conferenze sul tema dell’attitudine al dialogo (in quel tempo il tema non era di moda come oggi) però lo possedeva. Lo si vedeva in lui nel cercare i contatti con la gente di altra confessione, di altra religione, di altra concezione del mondo e nella capacità di mantenere questi contatti, nel conquistare i collaboratori, anche molto numerosi; nei suoi scritti non si incontrano opinioni negative sul tema di altre confessioni, religioni o culture. Alla base dell’attitudine al dialogo si trova la convinzione che la sorgente della vita e lo scopo di ogni uomo e di tutte le nazioni è Cristo, e la loro cultura scaturisce dalla stessa fonte – sapienza di Dio”[28].
A questo proposito sono illuminanti le parole di Iammarrone in riferimento alla missione francescana:
“Dietro l’esempio luminoso di Francesco è da pensare che oggi i francescani, nel loro impegno per la pace quale elemento integrante della loro missione, non debbano tanto elaborare e mettere in atto strategie di pace, quanto diffondere lo spirito della pace e della riconciliazione che viene da Dio e da Cristo ed è dono dello Spirito Santo. In particolare, ispirandosi all’esempio della kenosi di Dio in Gesù Cristo tanto contemplata e imitata da Francesco, nel loro contributo alla «civiltà della pace» devono aver cura di indicare quale condizione di vera pace e pacificazione quella forma di povertà che consiste nella rinuncia all’imposizione incondizionata delle proprie ragioni e dei propri diritti, veri o presunti, e nell’apertura alle ragioni dell’altro, con generosa disponibilità alla concordia”.[29]
S. Massimiliano ci dona una radiosa testimonianza mediante la sua capacità di inserirsi e coinvolgersi profondamente e velocemente negli ambienti in cui entra. Egli conosce la gente, la ascolta e riesce a stabilire con tutti un dialogo sereno e costruttivo attraverso il quale cerca di proporre soluzioni concrete ai problemi nonché linee di apostolato di notevole spessore. Va rilevata la grande capacità del nostro santo di porsi in ascolto del prossimo e di andare incontro alle sue esigenze con sensibilità ed efficacia. Proprio questa accoglienza è determinante per la credibilità di un apostolato rispettoso dei desideri e delle istanze del popolo[30].
 
La missione kolbiana si arricchisce, ovviamente, grazie alla presentazione dell’Immacolata quale modello perfetto di essere umano. Ella è la Madre di Dio, ma le sue virtù sono proposte dal santo come espressione di vita in Cristo di primissimo livello. Suggerire lo straordinario esempio di sequela della Madonna è la più grande forma di carità che un missionario possa donare al prossimo[31].
 
La missione kolbiana presenta, in sostanza, una concreta via mariana, basata sulla proposta delle sue virtù e della sua protezione materna. Nell’agire del santo si nota lo zelo di chi avverte l’importanza di un annuncio prezioso ed urgente per tutta l’umanità: trasmettere e far comprendere il valore della presenza dell’Immacolata nel cammino di ognuno[32].
 
La testimonianza di Kolbe è arricchita dalle motivazioni che lo spingono alla missione: il desiderio di annunciare l’amore di Dio per tutta l’umanità, l’obbedienza alla Chiesa e la sequela di Cristo secondo lo stile di Francesco. Il santo polacco è animato dalla volontà di trasmettere a tutti gli uomini la profondità dell’amore divino, che si manifesta anche mediante la presenza materna della Vergine Maria. Il suo zelo è tale da portarlo a sognare un apostolato senza confini e senza barriere. Il martire francescano, inoltre, si sente interpellato in prima persona dalla Chiesa e dal Santo Padre che, negli anni della sua esistenza terrena, invitano con determinazione le varie componenti della realtà ecclesiale ad aprirsi generosamente alla dimensione missionaria. Inoltre, egli «sente» come molto importante l’esempio del Poverello, il quale pone la missione tra gli elementi cardine della vita francescana ed egli stesso vive con una profonda e continua tensione missionaria[33].
 
Ebbene, Massimiliano è missionario molto valido e intraprendente perché attento ascoltatore della voce di Dio che si fa sentire nel suo cuore, mediante la Chiesa ed attraverso l’esempio del padre serafico. Egli è sensibile a questi richiami provenienti dall’alto e risponde con generosità ed impegno, offrendo, anche in tema di obbedienza, una splendida testimonianza che va ad impreziosire la sua attività missionaria[34].
 
L’esempio di Francesco è particolarmente illuminante: “Il Padre S. Francesco è il modello del missionario; il suo esempio, la sua Regola sono altamente missionari e consentono il massimo slancio apostolico diretto alla salvezza ed alla santificazione delle anime”[35].
 
L’Assisiate e la sua Regola sono un indiscutibile punto di riferimento per Kolbe, il quale nel Poverello e nel suo stile vede un modello straordinario di vita missionaria senza limiti. Anche in questa ottica il martire di Auschwitz entra in pieno nella tradizione francescana, che sviluppa con il suo geniale apporto[36].
 
Significative sono queste espressioni del santo:

“Ecco, il nostro compito qui è molto semplice: sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto poco meno che un pazzo da parte dei nostri e, esaurito, morire per l'Immacolata. E, dato che non viviamo due volte su questa terra, ma una volta soltanto, di conseguenza è necessario approfondire al massimo con gran parsimonia ognuna delle espressioni suddette, per dimostrare quanto più è possibile il proprio amore all'Immacolata. Non è forse bello questo ideale di vita? La guerra per conquistare il mondo intero, i cuori di tutti gli uomini e di ognuno singolarmente, cominciando da se stessi. La nostra potenza consiste nel riconoscere la nostra stupidità, debolezza e miseria e in una illimitata fiducia nella bontà e nella potenza dell'Immacolata”[37].
 
 
Massimiliano si rivolge ad un confratello missionario che cerca accomodamenti piuttosto che immergersi nell’ambiente e nell’opera di evangelizzazione. Egli ricorda che essi sono chiamati a tenere uno stile improntato alla minorità: lavoro senza sosta e con il massimo dell’impegno per l’evangelizzazione, riconoscendosi esseri fragili e deboli, bisognosi della forza che promana da Dio per la mediazione dell’Immacolata[38].
 
Un’altra dimensione importante della strategia missionaria di Massimiliano è rappresentata dalla comunione fraterna.
 
Ecco le significative parole di Kolbe:
“Uno dei mezzi che aumenta notevolmente i risultati degli sforzi è l'unione fra anime come queste, allo scopo di tendere verso lo scopo con energie comuni. Per questo è nata l'associazione della Milizia dell'Immacolata, la quale, perfino nella sua forma giuridica più semplice, che non richiede un'organizzazione più rigorosa, rende possibile alle anime non solo il lucrare le indulgenze concesse dalla Sede Apostolica, ma anche l'approfondimento dell'ideale della Milizia dell'Immacolata e la sua applicazione alle circostanze normali della vita concreta. Inoltre, mediante la sede centrale, possono altresì scambiarsi vicendevolmente i loro punti di vista e le loro intenzioni”[39].
Ogni sua opera apostolica, in linea con il messaggio del Poverello di Assisi, nasce e si sviluppa con il contributo dei fratelli. Fonda la Milizia dell’Immacolata in comunione con sei frati, le attività di Niepokalanów partono e crescono grazie anche al contributo dei confratelli. La missione giapponese si caratterizza proprio per la previsione di un’ampia partecipazione di religiosi chiamati a svolgere un servizio apostolico «a tutto campo», con l’obiettivo di evangelizzare tutta l’Asia e non una sola nazione, anche grazie all’utilizzo dei mass media più sofisticati. In questo senso, Massimiliano «spiazza» i suoi superiori e le autorità vaticane, abituati a concepire installazioni missionarie più tradizionali, cioè con un raggio d’azione limitato e con un esiguo impiego di uomini. Kolbe, inoltre, si mostra apertissimo ad ogni mozione dello Spirito Santo per uno sviluppo ottimale della sua azione evangelizzatrice[40].

3.     L’attenta lettura dei segni dei tempi
 
Il santo ha una grande abilità nel «leggere» gli eventi del suo tempo. Infatti, comprende che il programma massonico è contrario ai valori della Chiesa e ai presupposti spirituali dell’umanità e scatta in lui il desiderio di un profondo discernimento per capire quale contributo egli possa offrire in un tempo così faticoso per le sorti di ogni uomo. Benedetto XV è il papa che approva la Milizia dell’Immacolata. Il suo difficile pontificato (1914-1922) coincide con il periodo romano di Massimiliano, il quale, dal canto suo, è molto attento a sostenere la figura del Santo Padre e tutta la vita della Chiesa. Il pontefice che illumina in modo rilevante l’attività missionaria del francescano polacco è Pio XI, il cui magistero (1922-1939) dà un vero e proprio impulso alle missioni. È in questo periodo che nascono e si sviluppano la Città dell’Immacolata in Polonia e la missione giapponese del martire di Auschwitz. La gioventù del santo si svolge nel momento in cui i totalitarismi stanno per prendere il sopravvento e condurre progressivamente molte nazioni alla repressione ed alla schiavitù di pensiero e di opere. Durante la sua permanenza a Roma scoppia il primo conflitto mondiale, che apre una pagina dolorosissima per tutte le genti del mondo. Anche in questo caso egli si interroga sul suo contributo alla Chiesa e ai fratelli[41].
 
Grazie a tale atteggiamento di discernimento Massimiliano fonda la M.I.:
 
     “Così, dunque, con il consenso del P. Rettore, il 17 ottobre 1917 ebbe luogo la prima riunione dei primi sette componenti, vale a dire: 1) p. Giuseppe Pal, giovane sacerdote della Provincia rumena; 2) fr. Antonio Głowiński, diacono della Provincia rumena (morto il 18 X 1918); 3) fr. Girolamo Biasi, della Provincia padovana (morto nel 1929); 4) fr. Quirico Pignalberi, della Provincia romana; 5 ) fr. Antonio Mansi, della Provincia napoletana (morto il 31 X 1918); 6) fr. Enrico Granata, della Provincia napoletana; 7) io stesso. La riunione ebbe luogo di sera, in segreto, in una cella interna chiusa a chiave, realizzata con una parete provvisoria. Di fronte a noi vi era una statuetta dell'Immacolata fra due candele accese. Fr. Girolamo Biasi fece da segretario. Lo scopo di quella prima riunione fu la discussione del programma della M.I.”[42].
 
 Massimiliano indica le finalità del movimento da lui fondato in un articolo apparso sul Cavaliere dell’Immacolata polacco nell’edizione del dicembre 1937:
 
Lo scopo della Milizia dell'Immacolata è: impegnarsi nell'opera di conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici, degli ebrei..., ma soprattutto dei massoni, e nell'opera di santificazione di tutti sotto il patrocinio e per la mediazione dell'Immacolata. In queste poche parole sono contenute le necessità della vita spirituale di coloro che hanno un atteggiamento ostile nei confronti di Cristo; inoltre è presentata l'esigenza di un'attività apostolica in mezzo a coloro che si allontanano da Dio commettendo dei gravi peccati. La Milizia dell'Immacolata non si limita solo a questo settore di attività. Essa conduce ancora più oltre l'educazione dell'uomo, fino a fargli raggiungere la piena realizzazione di se stesso. La M.I. (questa è la sigla tratta dalla denominazione latina: “Militia Immaculatae”, ossia Milizia dell'Immacolata) mira, infatti, a far sì che tutti si facciano santi. In tutta questa attività, quello che maggiormente balza agli occhi è l'indirizzo mariano. Esso è la conseguenza di un'esatta comprensione della missione dell'Immacolata[43].
 
La M.I. ha un progetto semplice ed efficace: la santità di tutti! Ciò avviene pregando, lavorando ed offrendo allo scopo di favorire il maggior fervore nei credenti in Cristo impegnati in un percorso di fede sostanzioso e di promuovere la possibilità di un cammino spirituale nel Signore a quanti sono lontani dal suo amore. Si tratta della risposta di Kolbe e dei suoi compagni alla delicata situazione sociale, politica, economica e religiosa del loro tempo. La M.I. si pone come elemento risolutore e propulsore rispetto alle grandi problematiche che affliggono l’umanità e la Chiesa di quel periodo. Da notare lo straordinario affidamento alla provvidenza divina e a Maria del giovane fra’ Massimiliano e dei suoi confratelli, i quali, con poche forze a disposizione, sognano e sono certi che l’Immacolata porterà avanti quel progetto che essi vedono, in quel famoso 16 ottobre 1917, solo in fase embrionale[44].
 
Dietro la fondazione della M.I. vi è la fiducia sconfinata del santo nei confronti della Madre di Dio, che lo porta a sognare in grande. Ecco uno stralcio del già citato articolo del 1937.
“L'Immacolata non mira a realizzare direttamente, di persona, questi progetti di azione apostolica; piuttosto cerca di coinvolgere noi in questa attività. Di conseguenza, la condizione essenziale che ogni aderente alla M.I. deve porre in atto è: offrirsi in proprietà all'Immacolata Ci possiamo consacrare a Maria usando qualsiasi espressione, purché rinunciamo alla nostra volontà per aderire ai Suoi comandi, che ci vengono presentati nei comandamenti di Dio e della Chiesa, nei doveri del proprio stato e nelle ispirazioni interiori Questa attività dell'Immacolata sarà tanto più efficace quanto più, da parte nostra cercheremo di approfondire maggiormente la nostra formazione spirituale. La donazione di se stessi all'Immacolata, perciò, porta con sé la necessità di un lavoro in vista del perfezionamento del nostro carattere. Solo allora - quando saremo ormai perfettamente obbedienti all'Immacolata - diverremo uno strumento esemplare nelle Sue mani apostoliche. Saremo apostoli mediante l'esempio della nostra vita, apostoli per mezzo della nostra azione”[45].
 
La profonda certezza della presenza e dell’amore di Maria induce Kolbe ad immaginare la Città dell’Immacolata in ogni continente, in ogni nazione, per poter offrire all’umanità i valori evangelici in un periodo davvero molto difficile[46].
 
Massimiliano, da attento osservatore delle vicende del suo tempo, ritiene necessaria una missione di portata mondiale. Lo stile missionario della M.I., secondo il suo intento, è universale per definizione. Lo stesso vale per l’operato dei frati minori conventuali e dei francescani in genere. Essi dovrebbero utilizzare al meglio le proprie forze, dividendo il globo terrestre in diverse aree nelle quali si andrebbe poi ad operare nel concreto. Questo apostolato universale, inoltre, suppone un’accurata preparazione linguistica e la conoscenza delle culture nelle quali si va ad incidere pastoralmente. Ciò che colpisce della strategia missionaria di Massimiliano è il desiderio di annunciare e testimoniare il Vangelo con il supporto della migliore preparazione possibile. Chi va in missione non deve essere solo santo, ma anche ben formato sotto l’aspetto teologico e dell’inculturazione. Di conseguenza, il martire di Auschwitz è promotore di una valida formazione di coloro che annunciano la buona novella in terre lontane, ma anche dei frati indigeni, i quali man mano aderiscono al progetto apostolico avviato in un primo tempo da religiosi stranieri[47].
 
 
4.     Talenti e mezzi valorizzati e utilizzati per la missione
 
Secondo Kias:
“Si può dire che san Massimiliano svolgeva la pastorale con autorità. Anche nei confronti dei suoi frati godeva di autorità e non di autoritarismo. Era visto come maestro, come padre, come modello. Prima viveva personalmente quello che dopo predicava. Esigeva dagli altri non più di quanto esigeva da sé stesso. Insegnava ed incoraggiava gli altri con l’esempio della propria vita e non con i comandi. Era talmente stimato dai suoi confratelli che un gruppo di loro si propose per andare al posto suo in prigione. Partendo dall’esperienza di san Massimiliano si può affrontare ampliamente il tema dell’autorità e dell’autoritarismo, un tema che segna molte realtà oggi”[48].
 
 
Massimiliano fa crescere e sviluppare i talenti donatigli da Dio. Oltre alle virtù praticate in modo eroico, egli valorizza quattro caratteristiche del suo temperamento: il coraggio, la creatività, l’intuizione e la capacità di pianificare[49].
 
Il santo dimostra il coraggio della fede nel proporre sempre nuove vie per la predicazione del Vangelo. In ciò è un vero e proprio innovatore in virtù delle numerose scelte apostoliche, che costituiscono davvero una novità: come, ad esempio, l’uso della stampa e della radio. E’ coraggioso nel fondare nuove missioni in paesi impegnativi, con una scelta di inculturazione forte, di apertura alla diversità dei luoghi e delle persone. Come già evidenziato, una caratteristica del suo stile missionario è l’atteggiamento estremamente rispettoso nei confronti dei popoli a cui viene mandato. Si dimostra ardimentoso nel predicare il Vangelo con la vita nel campo di concentramento di Auschwitz, in tutta fedeltà alla Parola del Signore. E’ mosso da un’ardente ed eroica carità cristiana, espressa particolarmente al cospetto dei prigionieri e dei militari, un modo di agire ancora oggi fonte di ispirazione per le nuove generazioni. Occorre coraggio per guidare una comunità di quasi mille elementi con una organizzazione straordinaria, riuscendo ad armonizzare le diversità di ciascuno, valorizzandole nello spirito della parabola dei talenti. E’ attento alle necessità di tutti e cerca di avere un dialogo sereno, costruttivo e carico di comprensione con i confratelli: questo comportamento, che nasce evidentemente dalla orazione, si rivela vincente in chiave missionaria[50].
 
“Kolbe ha avuto molta creatività nello svolgere l’apostolato stesso. La voglia di ricorrere a mezzi sempre più nuovi, originali, attuali nell’annunciare l’Amore di Cristo ha segnato la sua vita e non si è mai esaurita. Possiamo dire che Kolbe è stato un vero vulcano di idee quanto a nuove invenzione apostoliche, nuovi stili di annuncio. Molti di essi oggi sono più comuni ma al suo tempo erano indubbiamente arditi. Come per esempio l’idea di mandare agli angoli di tutte le strade i frati a consegnare gratuitamente i giornali stampati a Niepokalanów, quando all’epoca era raro che un religioso uscisse in quel modo e si ponesse in mezzo alla gente”[51].
 
Il santo polacco non ha paura della novità, ma, sospinto dalla forza che promana da Dio attraverso la mediazione dell’Immacolata, si lancia in nuove forme di apostolato assolutamente di avanguardia, ponendo al primo posto l’uomo con le sue esigenze e la sua sensibilità, divulgando idee, esperienze e proposte al fine di rinsaldare e rafforzare il legame tra l’Altissimo e l’umanità. Le culture dei popoli, da lui profondamente rispettate, diventano il luogo di incontro tra l’umano ed il divino,  grazie ad un apostolato sempre nuovo e illuminato da credibili intuizioni[52].
 
Ciò è attestato da quanto un confratello rivela circa la strategia missionaria di Massimiliano: “l’entusiasmo di Kolbe faceva presa. Ci coinvolgeva completamente nelle sue attività. Nonostante lui stesso fosse una persona molto istruita, trattava tutti con amore e senza distinzione di razza, età o istruzione. Direi soprattutto che viveva per i laici. Tramite le sue pubblicazioni cercava di avvicinarsi a loro, di raggiungere ogni famiglia. Voleva portare ogni singola persona a Dio”[53].
 
Riguardo all’intuizione, va detto che “Kolbe adotta un nuovo modo di predicare. Non più solo dal pulpito e parlando del Vangelo o di temi esplicitamente spirituali, ma anche attraverso la stampa e altri mezzi di comunicazione, tramite conversazioni apparentemente casuali e a volte anche senza toccare direttamente l’argomento della fede, ma sempre avendo ben chiaro l’Amore di Dio, che vuole raggiungere chi ascolta. Per questo Massimiliano sente la necessità di usare tutti i mezzi a disposizione per avvicinare le persone a Dio e all’Immacolata”[54].
 
L’intuizione profetica di P. Kolbe si manifesta anche nell’ambito della vita religiosa, visto che riesce a conferire allo stile dei frati una nuova linea, soprattutto relativamente ai consigli evangelici. Riesce ad evolvere il significato della povertà da praticare all’insegna della massima sobrietà per quel che concerne il vissuto personale dei frati, ma non va ad impedire il massimo sviluppo dell’apostolato che, ove possibile, deve prevedere i mezzi più sofisticati per far pervenire il messaggio evangelico a tutte le genti[55].
 
Al coraggio, alla creatività ed all’intuito va aggiunta la sua innata e ben sviluppata capacità di pianificare ed organizzare, dote che gli permette di regolare al meglio le attività apostoliche affidategli dalla provvidenza divina. Anche questa attitudine è uno straordinario talento che il martire polacco fa crescere con la grazia e con l’impegno costante e considerevole. E’ un valido stratega nonché uno splendido armonizzatore del lavoro di gruppo[56].
 
Non a caso, per la sua  attitudine ad immaginare gli scenari futuri dell’apostolato, è definito anche il manager dell’Immacolata. Davvero singolari sono le espressioni che seguono, scritte da uno studioso del santo: ”San Massimiliano merita decisamente che si veda in lui qualcosa di più che un mite ed umile frate con la tonaca rattoppata prima e poi con la divisa del lager intrisa di sangue. Non è solo l’eroismo sul piazzale dell’appello di Auschwitz a testimoniarci la sua grandezza, ma anche le opere che continuano a vivere ancora oggi”[57], anche grazie ai suoi talenti valorizzati al massimo e ben utilizzati al servizio del Regno e con il pieno affidamento alla Madre di Dio. La forza proveniente dallo Spirito Santo e la protezione materna dell’Immacolata gli consentono di far sviluppare i doni tipici della sua personalità sempre in linea con le istanze della sequela e della predicazione del vangelo, senza cadere nell’individualismo e nell’egoismo, ampliando ed innovando la già splendida tradizione francescana in tema di apostolato e di missione.
 
L’affidamento a Maria è il segreto per la valorizzazione dei talenti. Infatti, chi diviene proprietà di lei esercita un'influenza sempre più rilevante nell'ambiente che lo circonda e stimola gli altri a conoscerla sempre più perfettamente, fino ad esserle il più possibile simile. In questo modo si favorisce il maggior numero di conversioni. Il buon esempio, la preghiera, la sofferenza e il lavoro sono i mezzi ordinari con i quali si promuove il bene nelle anime[58].
 
Va anche sottolineata l’importanza dell’imitazione delle virtù della Madonna. Infatti, secondo Kijas
 
“L'esempio spinge all'imitazione; la preghiera, il sacrificio e la sofferenza attirano le grazie divine, mentre l'attività esteriore porta a compimento l'opera, purché l'anima, che si vuol condurre al bene, non opponga resistenza in modo cosciente e volontario all'azione, solitamente silenziosa e discreta, della grazia divina. La Milizia dell'Immacolata, quindi, si serve di qualsiasi mezzo, purché lecito, che possa condurre allo scopo. Vista e valutata da questa prospettiva la pastorale di p. Kolbe ci permette di individuare alcune tematiche fondamentali che emergono in essa, la caratterizzano e possono stimolare la nostra riflessione per vivificare il nostro servizio apostolico»[59].

Ciò che valorizza e sviluppa in modo esponenziale i talenti che il Signore dona è il porre il rinnovamento interiore alla base della propria attività apostolica. Infatti, la crescita intima viene prima di quella missionaria. Qualunque sia la finalità del proprio essere apostolo, secondo l’insegnamento di S. Massimiliano, è fondamentale anteporre sempre il progresso spirituale e la comunione con Dio. P. Kolbe fa dipendere da questo principio la propria spiritualità in azione: la sua vita missionaria ha alla base la continua tensione allo sviluppo interiore, alla conversione, al lasciarsi modellare e plasmare dalla grazia divina rispetto alla quale desidera essere sempre docile e collaborativo[60].
 
Come già diffusamente sottolineato nel primo capitolo, non dimentichiamo il valore della preghiera, vero segreto di un ottimo esito dell’azione apostolica e della crescita dei doni che l’Onnipotente conferisce a ciascuno. Infatti, “la preghiera appare, così come il dinamismo interiore dell’azione apostolica, non solo in quanto alimento e sostegno, ma quasi sua forma e struttura portante. Nessun miracolismo, nessun quietismo, come dimostra senza il minimo dubbio l’attività incessante di p. Kolbe, ma una visione autentica e compiuta dell’evangelizzazione”[61].
 
I talenti del P. Kolbe trovano la massima valorizzazione e le massima espressione in virtù della sua incrollabile fiducia nel Signore. Anche nei tempi più difficili non viene meno l’affidamento, l’abbandono in Dio che, con la Sua grazia, fa sviluppare i doni del frate polacco. Non si lascia travolgere dallo scoraggiamento perché in lui vi è la convinzione di essere dentro uno straordinario progetto dell’Altissimo e  accompagnato dal materno sostegno dell’Immacolata, che sente particolarmente forte ed indispensabile[62].
 
Infine, altre due caratteristiche dell’apostolato kolbiano vanno evidenziate: la fantasia e il dialogo. Il martire polacco procede nell’azione apostolica con tanto ingegno. Operosità e fantasia vanno insieme: riesce spesso a trasmettere ai confratelli  che la programmazione è fondamentale, ma pure un pizzico di creatività fa molto bene al lavoro pastorale. Anche il dialogo con i destinatari e tra gli attori del lavoro apostolico si rivela particolarmente vincente per poter adeguatamente «calare» i contenuti dell’annuncio nell’ambiente in cui si vuole annunciare o testimoniare. Il tutto va fatto in un clima di rispetto delle tradizioni locali e della mentalità delle persone. Kolbe non perde occasione per  proclamare la Parola perché animato da profondo zelo apostolico e desiderio di essere annunciatore e testimone dell’amore misericordioso di Dio e di quello della Vergine Immacolata[63].
 
           Massimiliano sogna in grande e non si pone limiti nell’impiego ampio di persone e mezzi per l’attività apostolica della M.I.:
“Nell'attività che la M.I. ci delinea, possiamo servirci di qualsiasi mezzo buono. Nella pagella d'iscrizione vengono raccomandati tutti i mezzi, purché leciti. Perciò, qui non esiste alcuna limitazione quanto agli ambiti organizzativi. Un particolare accento, comunque, la Milizia dell'Immacolata pone sulla scelta di quei mezzi che l'Immacolata stessa ci raccomanda. Uno di essi è la medaglia miracolosa. La Milizia dell'Immacolata, come vediamo, è una visione globale di vita cattolica sotto forma nuova, consistente nel legame con l'Immacolata, nostra Mediatrice universale presso Gesù”[64].

La missione kolbiana si caratterizza per l’ampio utilizzo di mezzi, che favoriscono la trasmissione dei contenuti evangelici e dell’importanza del culto mariano. L’arte, ad esempio, può essere un prezioso strumento per evangelizzare. Lo stesso vale per il cinema, per la radio e per tutti i mass media di cui l’uomo dispone. L’annuncio deve avvenire senza limitazioni di sorta: ogni ritrovato del progresso scientifico diventa un’opportunità per dare voce al Vangelo, che può così diffondersi rapidamente e nel modo più incisivo. E’ la carta stampata la via più utilizzata da Massimiliano per donare al mondo la buona novella di Cristo e la bellezza della devozione mariana, tuttavia egli si mostra sempre aperto ad ogni soluzione, anche la più tecnologica, la più inedita. La medaglia miracolosa, in virtù del suo profondo significato spirituale e simbolico, rappresenta una via privilegiata nella missione di santificazione dell’umanità[65].

Conclusione
 
Lo stile missionario di Massimiliano pone al primo posto la vita di preghiera, elemento imprescindibile per ogni missionario. Riteniamo che spesso, soprattutto in ambito M.I., essa non sia sufficientemente pronunciata. Il martire della carità, dal canto suo, ci insegna a sostenere con la preghiera perseverante ogni impresa missionaria. Occorre, in questo movimento mariano, intraprendere iniziative volte a risvegliare l’orazione, che è davvero il cuore di ogni apostolato. Inoltre, Massimiliano indica la via della massima determinazione personale nell’evangelizzare secondo lo stile che egli imprime alla M.I.: “mettiamo adesso in pratica quelle belle idee che ci sviluppavamo a vicenda a Roma. Lavorare, soffrire e […] anche morire si potesse per la salvezza di tutte le anime che sono e saranno e per la loro quanto più alta santificazione”[66].
 
Kolbe insegna a chi vuol impegnarsi nella missione oggi che è possibile utilizzare ogni strumento lecito per diffondere i contenuti evangelici. La stampa, la radio, l’arte: per il santo non ci sono confini all’annuncio e alla testimonianza dell’amore di Cristo e dell’Immacolata. Egli va ben al di là della tradizionale predicazione dimostrando che l’apostolato può essere realizzato con i mezzi più sofisticati, ricercati e adattati per fini missionari. In definitiva, per il martire polacco l’evangelizzazione non è standardizzata, ma sempre dinamica ed innovativa: essa si muove in base alle possibilità di ascolto dell’uomo.
 
Il lavoro apostolico non può avere limiti di spazio e di tempo, si compie ovunque e con la massima partecipazione di persone che condividono lo stesso ideale e la stessa finalità evangelizzatrice. Tutto il mondo è terra di missione, per cui è necessaria la migliore formazione teologica e culturale al fine di permettere un ottimo impatto con i destinatari del messaggio evangelico. Il missionario è colui che pensa e opera in grande, sostenuto dalla grazia divina. Kolbe sogna in grande e per questa ragione la M.I. e le altre sue iniziative apostoliche nascono con una finalità di ampio spettro e con una dimensione universale.
 
L’affidamento all’Immacolata è un elemento fondamentale per la sua strategia apostolica: egli sa di poter osare perché sostenuto dall’intercessione e dalla protezione della Vergine. Questa è per lui una certezza che gli conferisce coraggio per iniziative nuove ed incisive. La stessa indicazione egli offre ai credenti di oggi, chiamati a realizzare un culto mariano fatto non solo di preghiera, ma anche di gesti concreti dal forte contenuto missionario.
 
Significative queste espressioni di Kolbe, scritte a Cracovia nel 1919 negli Appunti di cronaca. Consapevole delle sue fragilità, pone il proprio cammino nella mani di Maria sicuro di essere condotto da lei alla santità:
“Tu vedi che sono assai miserabile, che cammino sul ciglio di un precipizio, essendo pieno di amor proprio; se Tu mi lasci sfuggire anche un istante solo dalle Tue mani immacolate, sarò il primo a cadere in peccati più gravi e poi in fondo all'inferno; tuttavia (ma non lo merito affatto) se non mi lascerai sfuggire e sarai la mia guida, non cadrò di certo e diverrò santo, un grande santo. Mammina, dègnati di volgere il Tuo sguardo affinché questo mio scritto sia alla Tua massima gloria possibile”[67].
 
Massimiliano si rende protagonista di una missione «a tutto campo» e di ampio respiro, che non perde oggi la sua validità. Ciò accade perché essa si fonda sull’accoglienza della volontà divina e su valori evangelici imprescindibili. Il ruolo materno di Maria nell’applicazione di una o più strategie missionarie è davvero fondamentale, perché ella ne garantisce la retta attualizzazione, ben «custodita» dalle sua delicata benevolenza. La testimonianza del santo, circa la strategia missionaria, è molto attuale in tutte le sue linee portanti. Possono cambiare il linguaggio e la modalità di attuazione del progetto apostolico di Kolbe, ma possiamo affermare che il  suo metodo, ancora oggi, rappresenta un notevole punto di riferimento per la realizzazione della vocazione della M.I. all’evangelizzazione.
       


  
[1] Questo articolo è la relazione tenuta dall’Autore al Congresso Mariano Internazionale della Mi in Fatima nei giorni 28-30 ottobre 2016.
[2] SK 925.
[3] SK 895.
[4] R. Di Muro, Tu sei fortezza. La preghiera nell’esperienza di Francesco d’Assisi e Massimiliano Kolbe, Borgonuovo (Bo) 2010,  58-59.
[5] Cf. SK 1263.
[6] Cf. Di Muro, Tu sei fortezza, La preghiera nell’esperienza di Francesco d’Assisi e Massimiliano Kolbe 58-59, 64-67.
[7] SK 1325.
[8] Cf. Di Muro, Tu sei fortezza, La preghiera nell’esperienza di Francesco d’Assisi e Massimiliano Kolbe 64-69; Cf. G. Simbula, San Massimiliano Kolbe pensiero teologico spirituale, Roma 2000, 310.
[9] Cf. G. Simbula, San Massimiliano Kolbe, missionario francescano, in G. Iammarrone – S. Bazylinski (a cura di), La missione francescana. Elementi di storia ed impulsi per il presente, Roma 2010, 237-238.
[10] SK 903.
[11] Cf. R. di muro, Spendersi per amore. La preghiera, l’ascesi e la missione in S. Massimiliano Kolbe, Morolo (Fr) 2011, 28. .
[12] Cf. G. Simbula, Massimiliano Kolbe. Linee fondamentali di spiritualità e apostolato, Roma 1992, 97-98.
[13] SK 1329.
[14] Cf. R. Di Muro, Massimilaino Kolbe, il trionfo dell’amore, Città del Vaticano 2016, 72-75.
[15] Cf. Simbula, San Massimiliano Kolbe, missionario francescano, 218.
[16] SK 987 F.
[17] SK 597.
[18] Cf. L.B. Dyczewski, L’eredità missionaria di San Massimiliano Kolbe, in Miles Immaculatae 66 (2010) 192.
[19] Ivi, 193.
[20] Cf. Dinh Anh Nhue Nguyen, La Bibbia nell’esperienza di S. Massimiliano M. Kolbe. Considerazioni per una valutazione della spiritualità biblica Kolbiana, in Miles Immaculatae 66 (2010) 157.
[21] Cf. Ivi, 157-158.
[22] Cf. F. Uricchio, L’Immacolata nelle citazioni bibliche degli scritti di San Massimiliano Kolbe, in Miles Immaculatae 62 (2000) 614-615.
[23] L.B. Dyczewski, L’eredità missionaria di San Massimiliano Kolbe, in Miles Immaculatae 66 (2010) 192-193.
[24] Cf. Ivi, 192.
[25] Cf. Ivi, 200-201.
[26] Ivi, 200-201.
[27] Cf. Ivi, 205.
[28] Ivi, 201.
[29] G. Iammarrone, Teologia della missione cristiana e francescana, in G. Iammarrone – S. Bazylinski (a cura di), La missione francescana, 130.
[30] L.B. Dyczewski, P. Kolbe e la cultura contemporanea, in E. Galignano (a cura di), San Massimiliano Kolbe e la nuova evangelizzazione, Roma 1999, 57-58.
[31] Cf. Ivi, 208.
[32] Cf. Simbula, San Massimiliano Kolbe, missionario francescano, 243-244.
[33] Cf. Di Muro, Spendersi per amore. La preghiera, l’ascesi e la missione in S. Massimiliano Kolbe, 114-115.
[34] Cf. Ivi, 222-223.
[35] SK 299.
[36] Cf. G. Simbula., San Massimiliano Kolbe, missionario francescano, 222-223.
[37] SK 301.
[38] Cf. Di Muro, Spendersi per amore. La preghiera, l’ascesi e la missione in S. Massimiliano Kolbe, 128.
[39] SK 1329.
[40] Cf. G. Simbula., San Massimiliano Kolbe, missionario francescano, 219-222.
[41] Cf. D. Veneruso, La Chiesa al tempo di Pio XI, impatto su Kolbe, in E. Galignano (a cura di), Massimiliano M. Kolbe nel suo tempo e oggi. Approccio interdisciplinare alla personalità e agli scritti, Roma 2003, 143-145; Di Muro, Massimiliano Kolbe, il trionfo dell’amore, 97-98.
[42] SK 1278.
[43] SK 1220.
[44] Cf. Di Muro, Massimiliano Kolbe, il trionfo dell’amore, 107-109.
[45] SK 1220.
[46] Cf. G. Simbula., San Massimiliano Kolbe, missionario francescano, 235-236 ; Di Muro, Massimiliano Kolbe, il trionfo dell’amore, 117-119.
[47] Cf. SK 546; Cf. G. Simbula., San Massimiliano Kolbe, missionario, 236-237.
[48] Z. Kijas, L’apostolato di padre Massimiliano Kolbe, in Miles Immaculatae 65 (2009), 60.
[49] Cf. Ivi, 47.
[50] Cf. Ivi,  48.
[51] Ivi, 47
[52] Cf. Dyczewski, P. Kolbe e la cultura contemporanea, 58.
[53] P. Treece, Massimiliano Kolbe il santo di Auschwitz. Testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto, Borgonuovo (Bo) 1996,  77.
[54] Kijas, L’apostolato di padre Massimiliano Kolbe, 50.
[55] Cf. Ivi, 51.
[56] Cf. L.B. Dyczewski, San Massimiliano organizzatore. Il carisma al servizio dell’evangelizzazione, in E. Galignano (a cura di), Massimiliano M. Kolbe nel suo tempo e oggi, 542.
[57] J. Pędziwiatr, Il San Massimiliano che non conosciamo: manager dell’Immacolata, in Miles Immaculatae 66 (2010) 58.
[58] Cf. Ivi, 55; J. McCurry, San Massimiliano Kolbe: spiritualità in azione, in E. Galignano (a cura di), San Massimiliano Kolbe e la nuova evangelizzazione, 230.
[59] Kijas, L’apostolato di padre Massimiliano Kolbe, 54
[60] Cf. McCurry, San Massimiliano Kolbe: spiritualità in azione, 226.
[61] S. Lanza, Le idee-forza dell’opera evangelizzatrice di P. Massimiliano M. Kolbe, in E. Galigano (a cura di), Massimiliano M. Kolbe nel suo tempo e oggi, 478.
[62] Cf. Ivi, 494.
[63] Cf. Ivi, 495-497.
[64] SK 1220.
[65] Cf. Simbula, Massimiliano Kolbe. Linee fondamentali di spiritualità e di apostolato, 89-97.
[66] SK 35.Si tratta di un brano tratto da una lettera scritta da Massimiliano a p. Giuseppe Pietro Pal, cofondatore della M.I. da Cracovia il giorno 8 gennaio 1920.
[67] SK 988 G.
 
 
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Milizia dell'Immacolata di Sicilia
Via Noce. 126 Palermo
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presso i locali della Parrocchia "Sacro Cuore"
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