Missione
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MILIZIA E’ MISSIONE di Diego Torre
“Non ha essa [Niepokalanów] un fine particolare che costituisce la sua ragione di esistere, vale a dire la conquista del mondo intero all'Immacolata, secondo l'ideale della MI, ossia l'attuazione concreta del fine della MI? E dato che tale fine, “il mondo intero”, comprende in se stesso la «missione» nel significato più ampio e più rigoroso del termine, perciò in conformità al capitolo XII della Regola, non ogni religioso, anche se è un buon frate, ha la vocazione per questo; d'altra parte, colui al quale l'Immacolata si è degnata di concedere tale grazia, non può accontentarsi di quanto fanno gli altri e del modo consueto di agire” (SK 299).
“Il Padre S. Francesco è il modello del missionario; il suo esempio, la sua Regola sono altamente missionari e consentono il massimo slancio apostolico diretto alla salvezza e alla santificazione delle anime. La caratteristica fondamentale di tale Regola, la santa povertà, è il capitale che permette a noi di misurarci con le più grandi potenze finanziarie dei vari protestanti, settari, atei, ecc., e del loro capo, la massoneria, perché la santa povertà è la cassa senza fondo della Divina Provvidenza. Noi lo sperimentiamo vivamente qui in Giappone” (Ibidem). “L'Immacolata come fine e la povertà come capitale: ecco le due cose che Niepokalanów non può affatto, sotto nessun aspetto, abbandonare. Senza tale fine essa cesserebbe di essere «Niepokalanów», tradirebbe la sua missione. Mentre, senza la povertà e senza il fare affidamento sulla Divina Provvidenza, non si può parlare di slancio, di offensiva” (Ibidem).
“In una parola, a me sembra che l'azione della MI e delle Niepokalanów attuali e future su tutta la terra debba essere strettamente collegata, perché si tratta di un unico spirito e di un unico corpo. Diversamente non ci sarà vigore” (Ibidem).
“Tempo fa fondò un circolo di giovani che nelle loro adunanze parlano di tutte le cose riguardanti il bene comune della loro patria, cercano così il modo di poter evitare il male che va sempre più espandendosi. E poiché sono poveri pagani, che non hanno di mira nessun grande ideale da raggiungere con tutta sicurezza, ecco che leggono tutto ciò che capita loro in mano, in modo speciale però le teorie di Darwin, Kant e di molti altri, per poter efficacemente lavorare per il bene della patria. Nishiya, come lui stesso mi ha raccontato, fu grande nemico del cattolicesimo, ma ora comprende il suo errore e pensa diversamente…Essi dalle otto del mattino sino alle dieci di sera lavorano sempre, e benché non siano liberi se non a tarda ora, purtuttavia essi si radunano in casa sua, ed egli racconta loro tutto ciò che ha sentito da noi. Ha ferma speranza che pian piano convertirà alla religione cattolica molti dei suoi compagni. Vorrebbe creare un circolo in cui si potrebbe studiare il catechismo, così sarà più facile il far conoscere la religione fuori. Secondo il suo parere bisognerebbe stampare molto Il Milite. Ci ha promesso che egli stesso scriverà gli articoli per il giornalino. Ieri andò con un fratello laico a far propaganda. Per la strada distribuiva Il Milite con tutto l'entusiasmo, raccogliendo gli indirizzi.… Una sera mi raccontò di un suo amico ammalato di petto, il quale stava per finire l'università. Egli gli parlò della religione cattolica e mi pregò affinché andassi nella sua casa. Con questo ammalato Nishiya dovrà andare in altri paesi dove l'aria è migliore. Dice che vuole prendere con sé 2.000 copie de Il Milite per la propaganda ed andrà in una città famosa per le persecuzioni contro i cristiani.… porta la Sua medaglia miracolosa, studia il catechismo e fra poco riceverà il battesimo. Fa anche da fervente propagandista del Kishi. Grazie all'Immacolata!” (SK 1157). E quel giovane non era né prete, né frate!
“Ella predichi attraverso noi e in noi, faccia Sua la nostra vita, Ella stessa viva in noi. Allora vivremo secondo il Vangelo nella maniera più perfetta, poiché Ella vivrà per mezzo nostro. E nel modo più perfetto saremo madri delle anime secondo il Vangelo, poiché Ella stessa sarà,in noi e attraverso noi, la Madre di tali anime” (SK 991Q1).
Dagli Statuti Generali MI: “I membri della M.I. fanno propria la missione della Chiesa: "portare il Vangelo di Cristo come fonte di speranza per l'uomo e di rinnovamento per la società" (ChL 29). Lo specifico della MI consiste nel vivere la missione nelle mani di Maria e sul suo esempio” (SG,9). Premesso che Dio conosce i nostri bisogni, il milite così concretizza la sua appartenenza alla MI:
1.inizia la sua missione dalla conversione e santificazione personale: l’evangelizzazione di se stessi, è infatti il costante punto di partenza della missione;
2.scorge poi nella famiglia, nei vicini, nel campo del suo lavoro e del suo tempo libero il terreno provvidenziale per evangelizzare con la testimonianza della carità, la parola a tempo opportuno nel rispetto della libertà dell’altro;
3. allarga la sua missione fino ad abbracciare ogni uomo e il mondo intero.(SG, 10)