La Nascita di Maria - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

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La Nascita di Maria

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Liturgia mariana

La nascita di Maria S.S.A proposito della Natività di Maria «speranza e aurora di salvezza al mondo intero» come la definisce il numero 7 della Marialis cultus facendo proprio l’orazione dopo la comunione della messa dell’8 settembre, scriveva il beato Schuster: «Come la prima Eva fu tratta dal fianco di Adamo, tutta raggiante di vita e d’innocenza, così Maria, splendida e immacolata, uscì dal cuore del Verbo eterno, il quale, per opera dello Spirito Santo, come ci insegna la liturgia, volle lui stesso modellare quel corpo e quell’anima che dovevano un giorno servigli di tabernacolo e d’altare. Questo è dunque il significato sublime della festa della Natività della Madonna.

Lei è l’aurora annunciatrice del giorno che già sorge dietro le colline eterne; è il mistico pollone che spunta dalla veneranda radice di Jesse; è il fiume nuovo che sgorga dal paradiso e s’appresta a irrigare il mondo intero, è il simbolico vello che fu disteso sul suolo arido della nostra terra per raccogliere la prodigiosa rugiada; è l’Eva novella, cioè la vita e la madre dei viventi, che in questo giorno nasce per coloro che ebbero Eva come madre del peccato e della morte» .

L’antifona al Benedictus dell’Ufficio della festa da il tono e l’importanza della stessa nel contesto liturgico: «La tua nascita, Vergine madre di Dio, ha annunziato la gioia al mondo intero: da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio: egli ha tolto la condanna e ha portato la grazia, ha vinto la  morte e ci ha donato la vita». Nella liturgia della festa Maria è costantemente messa in riferimento a Cristo luce; se Cristo è “il sole di giustizia”, Maria è l’aurora, la stella che previene il sole, il punto di partenza, il grembo dell’incarnazione divina.

La storia salvifica ha un proemio proprio, e questo si chiama Maria, come chiaramente ricorda la colletta della messa: «La maternità della Vergine ha segnato l’inizio della nostra salvezza».

Alcuni dati storici relativi alla festa. A differenza della nascita del Battista (cf. Lc 1, 57-66), il vangelo non fa nessun riferimento alla nascita della Madonna. Dalla tradizione sappiamo che la festa della Natività si inizia a celebrare in Gerusalemme, dove secondo l’apocrifo Protovangelo di Giacomo Maria è nata, la data d’inizio è tra il 400 e il 600, perché diverse testimonianze ricordano di una basilica costruita in onore della Madonna presso la piscina Probativa, luogo che il patriarca Sofronio afferma nel 603 essere quello dove è nata Maria. Dati di una tradizione in seguito confermati dall’archeologia.

Probabilmente, dunque, la festa nasce a Gerusalemme intorno al secolo V, dove viva era la tradizione che individua la casa natale della Vergine. Festa che probabilmente si celebrava in una chiesa dedicata a Maria situata nei pressi della piscina Probativa, e che le tradizioni individuano nell’attuale santuario di Sant’Anna. Il perché della data va riferito al fatto che Maria è considerata il proemio della storia della salvezza, per cui era quanto mai opportuno celebrare la festa all’inizio dell’anno ecclesiastico, questo secondo il Monologium Basilianum.

Inoltre, c’è un apocrifo intitolato De ortu Virginis, che pone la concezione di sant’Anna ai primi di maggio e che Maria nacque dopo soli quattro mesi di gestazione.

Il primo documento ufficiale che si possiede è un inno di Romano il Melode, che mette in versi la narrazione della Vergine fatta dalProtovangelo di Giacomo, parlando della festosa celebrazione. In oriente molto presto la festa assunse una grande importanza. Solo verso il VII secolo la festa viene introdotta in occidente, papa Sergio I, la dota, per darle maggior lustro di una processione che va da Sant’Adriano a Santa Maria Maggiore. Nel secolo XI per darle maggiore importanza si stabilì, ad opera di Innocenzo IV – nel 1243, che la festa avesse un’ottava, e in seguito papa Gregorio XI le diede, nel 1378, una vigilia.

La data dell’8 settembre non è condizionata da quella dell’8 dicembre, anzi probabilmente è il contrario.

P. Gino Alberto Faccioli, ISSR "Santa Maria di Monte Berico"

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