Assunzione della B.V. Maria - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

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Dal 16 ottobre 1917
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Assunzione della B.V. Maria

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Liturgia mariana

«La solennità del 15 agosto celebra la gloriosa Assunzione di Maria al cielo: è, questa, la festa del suo destino di pienezza e di beatitudine, della glorificazione della sua anima immacolata e del suo corpo verginale, della sua perfetta configurazione a Cristo Risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: ché tale piena glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli, avendo con loro “in comune il sangue e la carne” (Eb 2, 14; cf. Gal 4, 4)» (MC 6).

Tra le feste in onore della Madre di Dio questa può essere considerata quella più appariscente sia per il coinvolgimento popolare sia per la varietà di usanze tradizionali, anche se vero che oggi risulta essere soffocata o quasi, dalle molteplici manifestazioni ferragostane, che hanno contribuito a farle perdere il primitivo carattere religioso e spirituale. Tuttavia, al di là di ogni considerazione di carattere sociale e folcloristico, non va dimenticato che questa solennità celebra una delle principali verità dogmatiche riguardanti la Vergine Santa: cioè il suo destino, subito glorioso della sua anima e del suo corpo.

La costituzione Munificentissimus Deus (MD), a proposito dell’assunzione di Maria afferma: «la fede dei pastori e dei fedeli viene manifestata [anche] dal fatto che fin dall’antichità si è celebrata in oriente e in occidente una solenne festa liturgica», è una festa che dice il felice connubio esistente tra la “lex credendi” e la “lex orandi”, una uniformità che rende difficile scorgere quale delle due è prioritaria. Comunque quello che interessa è che la solennità in questione è una festa antica e universale, tuttavia resta difficile tracciarne la storia.

In oriente. Certa è l’origine orientale di questa festa, anche se incerti rimangono sia il momento sia la località.  L’ipotesi oggi più accreditata, derivante da un lezionario armeno della metà del V secolo, è che l’odierna solennità dell’Assunzione al cielo di Maria derivi da una festa che veniva celebrata il 15 agosto nella chiesa mariana di Kathisma, località situata vicino a Gerusalemme, festa di dedicazione del santuario, eretto in onore della Vergine dal vescovo Giovenale (422-458) a ricordo della dichiarazione dogmatica di Efeso.

Invece in un lezionario georgiano del secolo VIII, che riporta usanze gerosolimitane precedenti, attestata il celebrasi una festa mariana a Gerusalemme il 15 agosto, questa si svolgeva nella chiesa fatta costruire da Eudossia nel Getsemani. Il motivo cha ha dato origine alla costruzione della chiesa si trova nel Transitus Mariae, un apocrifo risalente al V - VI secolo un nel quale si affermava che Maria era stata sepolta nell’Orto degli Ulivi. Da qui probabilmente la celebrazione liturgica del 15 agosto ha assunto i connotati di una festa intorno al termine della vita di Maria. In seguito l’imperatore (582-602) ordinava che questa festa fosse comune a tutto l’impero: così da allora divenne una festa molto popolare, tanto che dopo il mille è annoverata fra quelle ricorrenze in cui si deve onorare il riposo festivo.

Per i bizantini la festa della Koimisis o Dormizione è la celebrazione mariana per eccellenza, con la sua presenza occupa quasi tutto il mese di agosto, e con la sua importanza sembra far raggiungere il vertice dell’anno liturgico. Infatti, nella liturgia bizantina questa festa è preceduta da ben 14 giorni di preparazione (la piccola “quaresima” della Madonna) e viene seguita da otto giorni di festività, quindi si può dire che inizia il 1 agosto e finisce il 23 dello stesso mese, per cui agosto si può definire il mese mariano bizantino. Inoltre, tenendo presente che l’anno liturgico bizantino inizia il primo settembre e chiude il 31 agosto, si può affermare che Maria lo apre con il suo apparire al mondo (Natività) e lo chiude con il suo ritorno a Dio (Dormizione). Così per gli orientali l’anno ecclesiastico è posto sotto la protezione della gran madre di Dio.

In occidente. La celebrazione dell’Assunta arriva in occidente attraverso diverse vie. Per quanto riguarda Roma, al tempo di Gregorio Magno († 604) non si conosce nessuna festa mariana particolare, ad eccezione, forse, di una memoria “generica” di Maria Madre di Dio “in octabas Domini”. Anche il Sacramentario veronese non riporta nessuna festa mariana al 15 agosto, mentre il Gelasiano antico contiene un formulario di una messa dal titolo “In adsumptione sanctae Mariae”, ma tranne l’intestazione non contiene nessun riferimento all’assunzione.

Solo con papa siriano Sergio I (687-701), si incomincia ad avere notizie di quattro feste mariane in Roma, il pontefice con un suo decreto stabilisce che le feste della Natività, dell’Annunciazione, della Purificazione e dell’Assunzione di Maria vengano celebrate con una processione solenne che si snodava per le vie della città per concludersi in S. Maria Maggiore. Secondo un rito comune a tutte le processioni, il corteo si riuniva in una chiesa stazionale, dove inizia la partenza solo dopo il canto di una preghiera. La processione di questa festa per il concorso di pellegrini e corporazioni varie, godette per secoli di grande fama, fino alla soppressione decretata da Pio V nel 1566 per i troppi abusi che si andavano ormai commettendo.

Ciò che è certo di questa festa è che è stata introdotta a Roma durante il secolo VII e sembra per una lenta infiltrazione di monaci orientali, emigrati in massa in occidente nei primi decenni del secolo in questione a causa delle invasioni persiane e arabe, e vi prese piede in modo rapido. L’importante che la festa andava assumendo già alla fine del secolo VIII è data dal fatto di essere una delle pochissime feste che avevano una vigilia con digiuno e Leone IV († 855) ne aggiunse l’ottava; e a sua volta nell’863 papa Nicolò I, nelle sue “Istruzioni ai bulgari”, la metteva a pari con il Natale, la Pasqua e la Pentecoste. Durante il medioevo, alla celebrazione liturgica vengono abbinati diversi usi popolari, specialmente nel settentrione, come ad esempio la benedizione delle erbe e delle primizie del raccolto.  Le riforme liturgiche del XX secolo non solo non hanno toccato questa solennità, ma anzi l’hanno arricchita di formulari sempre più eloquenti per il significato.
Nel 1950 Pio XII attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus dichiara l’Assunzione al cielo di Maria dogma di fede. Non è stato questo un atto improvviso o arbitrario del magistero pontificio straordinario, ma la naturale conclusione di un intenso periodo di studi storici e teologici, condotti in modo critico nella chiesa cattolica fra il 1940 e il 1950. Con questa costituzione si chiudeva una fede da tempo universalmente professata nella chiesa da tutto il popolo di Dio. L’intervento di Pio XII chiude così un secolare cammino di fede che, aveva trovato via via negli enunciati dei padri elementi che hanno illuminato quei elementi che all’inizio erano oscuri e contrastanti. Ecco in breve la storia di questo cammino.

Origini.  La Sacra Scrittura non fornisce nessuna testimonianza diretta circa l’evento assunzionistico di Maria. Nemmeno nei primi tre secoli della tradizione c’è un qualsiasi riferimento al destino finale della Vergine, ciò dovuto anche al fatto che la dottrina escatologica non era ancora precisa e sicura. Le prime semplici tracce le troviamo tra la fine del IV secolo e la fine del V secolo, da un’idea di Efrem il Siro, per il quale il corpo verginale di Maria non ha subito la corruzione dopo la morte, all’asserzione di Timoteo di Gerusalemme che sosteneva che la Vergine sarebbe rimasta immortale, poiché il Cristo l’avrebbe trasferita nei luoghi della sua ascensione; dall’affermazione di sant’Epifanio che la fine terrena di Maria fu “piena di prodigio” e che quasi certamente Maria possiede già con la carne il regno dei cieli, alla convinzione espressa nell’operetta siriana Obsequia B. Virginia, nella quale si sosteneva che subito dopo la morte, si sarebbe riunita nuovamente al suo corpo. I più critici tuttavia fanno risalire alla fine del V secolo i più antichi racconti apocrifi sul Transitus Mariae, nei quali, si sottolinea l’idea di una morte singolare della madre del Signore. Questo è anche l’elemento primordiale dal quale si svilupperà successivamente il discorso dell’assunzione.

Nel VI secolo. È un secolo di grande importanza per lo sviluppo storico in Oriente della credenza nell’assunzione. Nasce in oriente e comincia a diffondersi la celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria, celebrazione fissata al 15 agosto dall’imperatore Maurizio. Nella chiesa copta veniva celebrata la festa della morte e, successivamente, quella della risurrezione di Maria, esattamente nelle date del 6 gennaio e del 9 agosto; costume conservato ancora oggi. Come la chiesa copta anche l’abissina celebra questi due momenti. Anche la chiesa armena celebra la gloriosa risurrezione di Maria il 15 agosto. Solo la chiesa siriano-giacobita celebra il 15 agosto come la morte gloriosa della Vergine santa, senza commemorarne la risurrezione, questo perché ammette la traslazione del corpo incorrotto in un luogo sconosciuto. Lo sviluppo del “Transito” è la chiave di volta per il successivo approfondimento del discorso teologico e della fede del popolo nell’assunzione di Maria, questo perché all’origine le posizioni erano divergenti.

Dal secolo VII al secolo X. È questo un periodo nel quale la chiesa greco-bizantina offre numerose testimonianze grazie ai padri della chiesa, ai dottori e ai teologi, i quali asseriscono l’assunzione corporea di Maria dopo la sua morte e risurrezione di Maria, tra questi Modesto di Gerusalemme, Germano di Costantinopoli, Andrea di Creta, Giovanni Damasceno ecc. Tuttavia questa testimonianza non dice uniformità del mondo bizantino, infatti, per altri teologi c’è molta incertezza circa la realizzazione corporea della Vergine e del suo destino finale. Lo stesso vale per la chiesa latina, perché al fianco di autori che asseriscono l’assunzione corporea, c’è una qualificata testimonianza di altri che professano di non sapere quale sia stato il destino finale di Maria, tra questi Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile. Addirittura nel secolo VIII nelle Asturie era diffusa una tradizione nella quale si riteneva che Maria fosse morta come tutti gli altri uomini e come gli altri attendeva la risurrezione e glorificazione finale. Tuttavia già nel VII secolo a Roma per volere di papa Sergio I, si celebrava la festa della Dormitio, festa che poi passò in Francia ed in Inghilterra prendendo già il titolo di Assumptio S. Mariae. Questo nuovo titolo dato alla festa pose spontaneamente il problema della risurrezione immediata del corpo di Maria, originando chiare posizioni dottrinali.

Dal secolo X ai nostri giorni. Dal X secolo in poi sia nella chiesa bizantina, sia in quella greca che russa, si determina una profonda convinzione sulla glorificazione corporea della Vergine dopo la morte, convinzione largamente diffusa nel clero, fra i teologi, nella fede popolare, convinzione che sfocia nella liturgia del 15 agosto. In occidente l’opera di grandi teologi come Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, contribuì a fondare maggiormente la dottrina dell’assunzione corporea di Maria, determinando un movimento teologico e popolare a favore dell’assunzione. Nel secolo XVI molti protestanti, tra i quali Lutero, per ovvi motivi metodologici ripresero a negare questa pia credenza della chiesa cattolica, tuttavia trovarono negli apologeti cristiani una pronta reazione che fece si che questa pia credenza divenisse quasi una dottrina certa, sia preso i teologi sia presso il popolo. Nel secolo XVIII si ha la prima petizione alla Santa Sede per la definizione del dogma dell’assunzione, la inoltrò p. Cesario Shguanin teologo dei Servi di Maria, questa contribuì ad iniziare una nuova e più imponente fase della storia del movimento assunzionistico.
Il soggetto dell’assunzione non è tanto il corpo o l’anima ma la persona di Maria in tutta la sua interezza ed intesa quale madre di Dio, immacolata e sempre vergine: verità queste già acquisite dalla fede della chiesa. Nella formula di definizione non si parla né di morte e risurrezione, né di immortalità della vergine, nella sua assunzione alla gloria. Ciò perché il documento espressamente non ha voluto dirimere la questione o meno della morte di Maria, questione che divideva nettamente i teologi. Lasciando la questione Pio XII ha voluto limitarsi ad asserire solamente il fatto dell’assunzione, senza indicare il modo con il quale s’è conclusa la vicenda terrena di Maria. Il documento, evitando di parlare della morte o immortalità di Maria, in quanto questione storica e teologica non essenziale al mistero dogmatico e ritenuta non ancora sufficientemente suffragata da studi esaustivi, riafferma la dottrina tradizionale dell’incorruttibilità del corpo di Maria, legata alla sua perpetua verginità, e definisce l’assunzione di esso alla gloria, unitamente all’anima.
Quanto siamo andati dicendo è lo sviluppo storico dogmatico della solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria, ora ci soffermiamo brevemente sul significato liturgico-pastorale. Per comprendere ciò che viene celebrato nel mistero dell’Assunzione di Maria è necessario tener conto di tutti i testi propri che ci vengono offerti dalla messa del giorno, i quali aprono prospettive che finora erano sconosciute, tentando di collegare la Munificentissimus Deus di Pio XII e la costituzione dogmatica Lumen gentium del Vaticano II. In particolare l’intima connessione tra il mistero di Cristo e della Chiesa e quello parallelo della Vergine santa.
La Marialis cultus al numero 6 propone una stupenda lettura globale della solennità dell’Assunzione: «È, questa, la festa del suo destino di pienezza e di beatitudine, della glorificazione della sua anima immacolata e del suo corpo verginale, della sua perfetta configurazione a Cristo Risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: ché tale piena glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli, avendo con loro “in comune il sangue e la carne” (Eb 2, 14; cf. Gal 4, 4)» (MC 6). L’Assunta è, dunque, una festa a due dimensioni: una riguarda la persona di Maria legata al Cristo suo Figlio: festa della sua perfetta configurazione a Cristo risorto; l’altra ecclesiale e riguarda l’umanità intera: festa che propone alla Chiesa e all’umanità… Approfondiamo queste due dimensioni.

Dimensione personale. Liturgicamente l’assunzione di Maria corrisponde al dies natalis dei santi, anche se in un contesto eccezionale. In questa festa si celebra il pieno compimento del mistero pasquale di Cristo nella Vergine Madre: anzi in lei la realizzazione di tale mistero è del tutto unica, perché ha collaborato al suo compiersi. Infatti, tutta la vita di Maria è inscindibile dal mistero di Cristo, per particolare disposizione divina, è inserita in modo particolare nel cuore stesso del mistero pasquale del Figlio (cf. SC 103; LG 56.57.58.61). Se dunque Maria fu intimamente associata la mistero della passione-morte di Cristo, perché non lo doveva essere anche nella sua risurrezione? L’assunzione della Vergine in anima e corpo altro non è che il riverbero della risurrezione di Cristo capo sul membro più eminente del suo corpo. La pre-redenta è anche la pre-risorta: dopo Cristo e prima di noi. Il mistero della madre trova il suo senso pieno nel mistero del Figlio: l’assunzione della Vergine, usando le parole di Palo VI è “piena configurazione a Cristo risorto e glorioso” (cf. MC 6).
Dimensione ecclesiale. L’assunzione al cielo in anima e corpo di Maria, non va visto come un fatto personale di Maria che chiude in modo armonico la sua esistenza, bensì come un evento paradigmatico di salvezza: rappresenta la redenzione giunta a compimento totale in un membro della schiera di coloro che hanno bisogno di redenzione. In Maria quindi la chiesa conosce con gioiosa anticipazione il lieto fine della sua storia, anzi si può affermare che lo vede realizzato in anteprima: l’Assunta è allora l’icona escatologica della chiesa, una chiesa pienamente salvata dalla corruzione.
P. Gino Alberto Faccioli, ISSR "Santa Maria di Monte Berico"
tratto da http://www.retesicomoro.it



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Via Noce. 126 Palermo
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