La celebrazione di Maria nel mistero di Cristo - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

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La celebrazione di Maria nel mistero di Cristo

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Liturgia mariana


Maria, afferma con solennità il Concilio Vaticano II, va celebrata in modo speciale. Tuttavia il culto che viene rivolto a Maria differisce da quello di adorazione rivolto a Cristo, al Padre e allo Spirito Santo. Questo in sintesi quanto si legge al numero 66 della Lumen gentium, circa il modo con il quale Maria deve essere ricordata nella preghiera della Chiesa. Ecco il testo in questione:
«Maria, esaltata per la grazia di Dio, dopo suo Figlio, al di sopra di tutti gli angeli e gli uomini, perché è la madre santissima di Dio, che ha preso parte ai misteri di Cristo, viene dalla chiesa giustamente onorata con culto speciale… Questo culto, quale sempre fu nella chiesa, sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal culto di adorazione, prestato al Verbo incarnato come al Padre e allo Spirito santo, e particolarmente lo promuove.
Infatti le varie forme di devozione verso la madre di Dio, che la chiesa ha approvato, entro i limiti di una dottrina sana e ortodossa, secondo le circostanze di tempo e di luogo e l’indole e la mentalità dei fedeli, fanno sì che, mentre è onorata la madre, il Figlio, per il quale esistono tutte le cose (cf. Col 1, 15-16) e nel quale «piacque all’eterno Padre di far risiedere tutta la pienezza» (Col 1, 19), sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, e siano osservati i suoi comandamenti» (LG 66).

Quanto afferma il Concilio in questa costituzione dogmatica riflette, cercando anche di codificarlo nel modo più appropriato, un atteggiamento cultuale che da sempre la pietà popolare ha avuto verso la Madre di Dio. Una codificazione resasi necessaria perché lungo i secoli si è passati da un culto sobrio alla Vergine santa (caratteristica dei primi secoli della Chiesa) ad espressioni cultuali (iniziando con il Medio Evo) a volte esagerate, basti pensare che si era arrivati ad “inventare” una memoria mariana per ogni giorno dell’anno.

Quanto espresso dai padri conciliari ha trovato realizzazione, pur incontrando parecchie difficoltà, nella riforma liturgica, voluta dal Concilio Vaticano II, il quale ha fatto proprie le istanze rinnovatrici di Pio XII e Giovanni XXIII,e attuata da Paolo VI. Le difficoltà incontrate furono molteplici e spesso erano tra loro contraddittorie, due le più evidenti:

1. tentativo di ridimensionamento della Vergine santa nell’economia salvifica.
Tentativo originato da un generalizzato demitizzare, con conseguente rifiuto, del culto alla personalità. Per attuare tale proposito si cerca di buttare acqua sul fuoco delle esagerazioni devozionali;

2. fascino della personalità.
Nonostante il tentativo di demitizzazione, alcune personalità esercitano un fascino sulla psiche dell’uomo d’oggi, ciò spiega perché tutti i tentativi fatti di ridurre il culto a Maria, questo almeno in ambito popolare non abbia avuto flessioni negli anni immediatamente successivi al concilio.

Altri fattori che hanno contribuito a rallentare l’applicazione del numero 66 della Lumen gentium, vanno ricercati nella difficoltà con cui è stata recepita ed accettata l’attuarsi della riforma liturgica sancito dalla prima costituzione dogmatica del Vaticano II la Sacrosanctum concilium. Inoltre non va nemmeno dimenticato il decennio di silenzio mariologico (1964 – 1974), silenzio segno di una sorprendente e preoccupante crisi della ricerca mariologica.

Ciò che contribuisce ad uscire da questa impasse cultuale mariologica è l’esortazione apostolica Marialis cultus di Paolo VI, la quale pone, anzi è più corretto affermare, che fissa le coordinate del culto mariano ponendo le varie solennità, feste e memorie mariane all’interno dell’anno liturgico, cioè all’interno del mistero pasquale di Cristo che è ciò che l’anno liturgico celebra. Vediamo brevemente il contenuto di questo documento.

Significativa è la data di promulgazione dell’esortazione 2 febbraio 1974, questa magna charta del culto mariano sembra proclamare la fine della crisi mariologica.
L’esortazione Marialis cultus consta di 58 numeri suddivisi in tre parti preceduti da un’introduzione e chiusi da una conclusione. Tema di riflessione della prima parte è Il culto della Vergine Maria nella liturgia, la seconda parte tratta Per il rinnovamento della pietà mariana, mentre la terza parte offre un’Indicazione circa i pii esercizi dell’Angelus Domini e del santo Rosario. La conclusione tratta del Valore teologico e pastorale del culto alla Vergine Maria. Il documento di Paolo VI, dato il tempo trascorso può sembrare un documento datato, invece contiene dei principi a tutt’oggi validi per un corretto culto a Santa Maria. Eccoli:

1. Il primato della liturgia. Il punto di partenza per celebrare nel modo più alto la Vergine è stato assunto dalla liturgia, perché essa è:
• celebrazione del mistero di Cristo, al quale in modo indissolubilmente è congiunta Maria di Nazaret, quindi celebrando l’opera della salvezza, si celebra anche, quasi per intima necessità, colei che è la madre verginale di Cristo e sua fedele discepola, «il frutto più eccelso della redenzione» (SC 103), e la generosa compagna (generosa Redemptoris socia) (cf. LG 61) nell’attuazione del disegno salvifico;

• azione della Chiesa, i cui membri, abilitati dallo Spirito a offrire il culto spirituale (cf. Rm 12, 1; Gv 4, 24), costituiscono il popolo sacerdotale della nuova Alleanza (cf. 1Pt 2, 5.9), e tra questi membri spicca in modo particolare quale «membro sovreminenze e del tutto singolare» (LG 53) Maria di Nazaret. Perché la dove si celebra la liturgia terrena, partecipazione e pregustazione della liturgia celeste, la Vergine è presente, e la Chiesa in comunione con lei e venerandone la memoria celebra i divini misteri;

• nella celebrazione sacramentale della storia della salvezza, storia nella quale la Vergine è presente nei momenti essenziali, continua ad indicare alla Chiesa pellegrina il suo destino.

2. Unicità di culto. Uno dei problemi del celebrare Maria è dove si colloca la pietà mariana nell’ambito del culto cristiano. Spesso alla pietà mariana, come alla mariologia, viene rivolta l’accusa di tendere all’isolamento, di chiudersi in se stessa ignorando così i legami che la vincolano a Cristo, e per suo mezzo al Padre e allo Spirito, nonché alla Chiesa. È questo un cliché che si ripete in modo acritico, certo, ma in alcune occasioni in questa accusa c’è un po’ di fondamento.

Contro ogni tentazione di isolamento nell’introduzione alla Marialis cultus, Paolo VI afferma che la «devozione verso la Vergine Maria [va] inserita nell’alveo dell’unico culto che a buon diritto è chiamato cristiano – perché da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione e per mezzo di Cristo, nello Spirito, conduce al Padre – » (MC intr.). Qui si comprende perché l’esortazione pur parlando del «culto mariano» non usi che una sola volta questa espressione, e lo fa nell’incipit con cui comunemente viene chiamato il documento, e ad esso preferisca l’espressione «culto cristiano», proprio a significare quanto abbiamo appena detto.

3. L’esemplarità della Vergine. Quello dell’esemplarità della Vergine è un tema, negli anni post-conciliari, oggetto di molti studi, lo stesso Paolo VI nell’enciclica Signum magnum (13 maggio 1967) ne aveva trattato in modo diffuso. Nella Marialis cultus lo riprende con considerazioni e accenti nuovi. Uno degli aspetti esemplari di Maria che Paolo VI dichiara di voler approfondire è «Maria quale modello dell’atteggiamento con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri» (MC 16). Certamente l’intenzione del sommo pontefice non è quella di riesumare vecchie e impossibili tesi sulla «Virgo sacerdos», cioè Maria insignita di un “ordine ministeriale”, ma di mostrare come la Chiesa, nella celebrazione liturgica, assuma quella disposizione interiore di fede di speranza, di carità e di unione con Cristo che furono proprie nella Vergine di Nazaret, descrittaci dall’evangelista Luca come donna del canto puro e gratuito (cf. Lc 1, 46 – 55), e dell’oblazione generosa e santa (cf. Lc 2, 22 – 24).

La Vergine modello della Chiesa nell’esercizio del culto, così si intitola questa “pagina” dell’esortazione è la più conosciuta, infatti, in essa Maria viene descritta come la Vergine in ascolto, come la Vergine in preghiera, la Vergine Madre e la Vergine offerente, per cui in questa celebre pagina Maria risulta essere non solo modello dell’esercizio del culto, ma anche «maestra di vita spirituale per i singoli cristiani» (MC 21), i quali molto presto «cominciarono a guardare a Maria per fare, come lei, della propria vita un culto a Dio e del loro culto un impegno di vita» (MC 21).

Quando fa questa affermazione, probabilmente Paolo VI ha davanti a se l’icona della “Vergine del fiat” (Lc 1, 38), il cui “sì” «è per tutti i cristiani lezione ed esempio per fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione» (MC 21). Questo documento fu definito dal card. Pellegrino una pietra miliare nella storia della pietà mariana, ciò a ben ragione, perché raggiunse lo scopo per cui il santo Padre l’aveva redatta, e che si può riassumere in tre punti:

• dissipare i dubbi che si addensavano sulla pietà mariana, mostrandone i fondamenti biblici e teologici, nonché l’efficacia pastorale;
• ridare dignità alla pietà mariana, rilevando il posto che le spetta nell’ambito del culto cristiano, mostrando come essa tragga origine dalla celebrazione rituale del mistero della salvezza, sottraendola quindi al sospetto di essere una forma marginale e talora deviata della pietà liturgica;
• offrire valide direttive per il corretto ordinamento e sviluppo della venerazione alla Vergine Maria, denunciando perentoriamente le inammissibili deviazioni cultuali.

Le memorie mariane attualmente presenti nascono alla luce di questa esortazione apostolica sia nella riscrittura dei testi liturgici, sia nella scelta di quelli biblici. Nell’approfondirli nel corso delle prossime lezioni oltre allo sviluppo storico che portano con se, cercheremo anche noi di affrontarla attraverso una prospettiva cara a Paolo VI, quella dell’esemplarità, dell’esemplarità di Maria. Partendo da questi contenuti fondamentali per il rinnovo della pietà mariana e prima di approfondire le solennità e feste dedicate alla Madre di Dio, ritengo utile soffermarci sull’importanza del celebrare Maria all’interno del mistero di Cristo e della Chiesa.

P. Gino Alberto Faccioli, ISSR "Santa Maria di Monte Berico"
articolo tratto da http://www.retesicomoro.it

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