I dogmi mariani - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

Milizia dell'Immacolata di Sicilia
MILIZIA DELL'IMMACOLATA DI SICILIA
Maria e Kolbe
Dal 16 ottobre 1917
Dal 16 ottobre 1917
Milizia dell'Immacolata
di Sicilia
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I dogmi mariani

Scritti > Verità Mariane
     I Dogmi Mariani  

Dogma è una parola di origine greca. Sin dall’antichità ha indicato “decisione”, “decreto”.
Nella Chiesa antica e nel Medioevo, la parola dogma veniva usata indifferentemente come sinonimo di esposizione, dottrina, confessione di fede, articolo di fede.
 
E’ soprattutto a partire dal Concilio Vaticano I (1870) che il termine “dogma”, sia nel linguaggio del Magistero che della teologia, acquista un significato forte e univoco: “ Esso indica una dottrina che la Chiesa propone di credere come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia nel suo magistero ordinario e universale”.
 
Si tratta, quindi, di una indicazione importante su una verità di fede che esige il nostro incondizionato assenso e la nostra obbedienza. I primi dogmi proclamati riguardano la verità su Dio Trinità e su Gesù Cristo.
 
I dogmi mariani sono quattro: MARIA, MADRE DI DIO – PERPETUA VERGINITA’ DI MARIA – IMMACOLATA CONCEZIONE – ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA.
 
I primi due dogmi antichi, proclamati dai Concili di Efeso (431) e di Costantinopoli ( 553 ), furono provocati dalle eresie, gli altri due, invece, hanno carattere dossologico. Essi esaltano alcune peculiarità esemplari della straordinaria figura di Maria, Madre di Gesù. Gli ultimi due dogmi mariani vengono anche chiamati dogmi papali, perché proclamati non da un Concilio, ma da un Papa (Pio IX e Pio XII).
 
Oltre i quattro dogmi mariani esistono altre verità mariane, altrettanto importanti e riconosciute dal magistero ordinario della Chiesa e celebrate nella preghiera liturgica che non sono state proclamate solennemente, come per esempio il titolo di Maria “Mediatrice, Avvocata, Socia, Ausiliatrice”.
 
I contenuti dei dogmi mariani, antichi e moderni, non sono invenzioni tardive della Chiesa, ma verità esistenti esplicitamente o implicitamente nella Sacra Scrittura e nella tradizione viva della Chiesa sia orientale che occidentale. Esse vengono dogmatizzate, cioè solennemente riaffermate in un determinato momento storico, sia per contrastare qualche eresia, sia per magnificare le “grandi cose” che l’Onnipotente ha operato in Maria.
 
Si tratta di qualcosa di simile a quello che capita nella scienza. In Astronomia, ad esempio, si scoprono continuamente astri nuovi che ovviamente esistevano già prima di essere individuati da noi. Lo sviluppo scientifico, attraverso potenti telescopi, permette ora di vederli, la stessa cosa avviene per i dogmi mariani. I dogmi mariani esistevano già nella coscienza di fede della Chiesa. Tuttavia in un determinato momento della storia, urge un loro pronunciamento solenne e autoritativo, perché la comunità ecclesiale è chiamata o a rifiutare una interpretazione errata o a prendere maggiormente coscienza di un particolare aspetto del mistero di Maria.

 

   MARIA, MADRE DI DIO: dogma proclamato dal Concilio di Efeso 431.


La maternità divina è la prima e più importante verità mariana, fonte e radice dei privilegi a Lei accordati e rappresenta lo scopo primario per cui, sin dall’eternità, fu voluta da Dio. Grazie alla maternità divina, Maria è legata a Cristo da una particolare relazione personale che si fonda sul dono della vita umana a Colui che è il Figlio di Dio. Pur avendo comunicato a Gesù solo la vita terrena, Maria può essere chiamata a pieno titolo Madre di Dio perché il soggetto della relazione madre – figlio è la persona. E in Gesù Cristo le due nature, quella umana e quella divina, si uniscono in un'unica persona, quella divina.
 
Dunque, proclamare Maria, Madre di Dio, non significa certamente che ha generato la divinità, perché la creatura viene sempre dopo il Creatore.
 
Significa invece che ha dato la natura umana al Verbo di Dio, cioè alla seconda Persona della Santissima Trinità, che è Dio.
 
La Sacra Scrittura non contiene l’esplicita affermazione della maternità divina di Maria, ma espressioni equivalenti.
 
Tutti i testi in cui si allude alla divinità di Gesù e gli altri in cui la Madonna è indicata come la sua vera madre sono una prova biblica della maternità divina di Maria. Più significativi sono alcuni brani in cui nello stesso contesto, Gesù viene caratterizzato da attributi divini e Maria viene indicata come madre di Lui nella totalità della sua persona. (Galati 4,4 – 6; Mt 1,20 – 23; Mc 2,7; Mt 28,20).
 
Gli esegeti trovano chiare affermazioni della divinità di Cristo e di conseguenza della maternità divina di Maria anche in varie espressioni di San Luca (1,35; 1,39 – 44.  56).
 
Le prime affermazioni certe sulla maternità divina ( Theotokos), sostiene il mariologo R. Laurentin, si trovano a partire dal 325, anno in cui risale la lettera di Alessandro d’Alessandria ad Alessandro di Costantinopoli in cui Maria è chiamata “Theotokos” genitrice di Dio. Pressappoco degli stessi anni è l’antifona Sub tuum praesidium con l’identica espressione di Theotokos. A partire dalla seconda metà del secolo IV le testimonianze si moltiplicano sia in Oriente che in Occidente.
 
La maternità divina è la prima verità ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa. Ciò avvenne nel III Concilio ecumenico, celebrato nel 431 ad Efeso. L’occasione fu offerta da un’eresia cristologica di Nestorio il quale affermava che le due nature di Gesù, quella umana e quella divina, non ammettevano lo scambio delle specifiche attribuzioni, di conseguenza Maria, avendo dato solo l’umanità al Verbo, non poteva essere chiamata madre di Dio ma al massimo madre di Cristo. Le affermazioni di Nestorio furono combattute da San Cirillo, vescovo di Alessandria, il quale, pur riconoscendo che le due nature di Gesù, quella divina e quella umana, sono perfette e ciascuna con le sue caratteristiche tuttavia le due nature si uniscono in un'unica persona. C’è lo scambio delle due nature, in tal senso il Verbo, incarnandosi è nato nel tempo da una donna, da Maria.
 
Il Concilio di Efeso approvò le affermazioni di San Cirillo e proclamò Maria “Madre di Dio”.
 
I primi Concili, trattando della maternità divina, fermarono la loro attenzione al momento genetico della concezione e del parto.
 
Il Vaticano II invece la vede in prospettive e in dimensioni diverse, infatti vede “questo mistero fondamentale di Maria nel più vasto contesto dottrinale dell’intera missione della Vergine, considerandola nella prospettiva teologica della storia della salvezza, cioè alla luce del Cristo Salvatore e della Chiesa sacramento salvifico”.
 
Il Vaticano II non si limita ad elencare i vari elementi della maternità fisica di Maria nei confronti di Gesù: “concezione, parto, nutrimento” ne allarga il concetto    anche ai compiti spirituali: “educazione, unione, comunione spirituale con il Figlio e con la sua missione”. L’unione materna di Maria con il Figlio è un’unione costante nell’opera della salvezza e il Vaticano II mette in rilievo gli atteggiamenti interiori di Maria: “la consapevolezza, la libertà con cui Maria acconsente all’incarnazione e collabora alla missione del Figlio”.

 

LA PERPETUA VERGINITA’ DI MARIA SANTISSIMA.

Nell’ iconografia mariana il dogma della perpetua verginità di Maria, la “sempre vergine”, viene rappresentato simbolicamente da tre stelle che ornano il mantello della Beata Vergine e indicano la virginitas ante partum, in partu e post partum. La maternità verginale assicura che Gesù è un dono esclusivo di Dio Trinità all’umanità di Maria.        
 
Ma che cos’ è esattamente la verginità?
 
Intesa in una prospettiva cristiana, essa comporta la consegna totale della persona, anima, corpo, mente e cuore, a Gesù Cristo. Questa donazione completa della persona, implica: a) la verginità del corpo, cioè l’integrità corporea; b) la verginità dell’anima, cioè la decisione cosciente e libera di appartenere esclusivamente a Dio secondo le esigenze della castità perfetta.
 
Sulla verginità di Maria la Chiesa insegna le seguenti verità rivelate:
 
a)    L’assoluta e perpetua integrità corporea di Maria;
 
b)   La verginità assoluta della sua anima cioè la piena ed esclusiva unione sponsale della sua anima con il Signore.
 
Dunque il dogma sulla verginità di Maria insegna che Maria concepì miracolosamente e verginalmente per onnipotenza divina, per cui Gesù non ha avuto un padre umano, che diede alla luce il Figlio senza lesione della sua integrità corporea, che dopo la nascita di Gesù, Maria rimase vergine per tutta la sua vita terrena.
 
Ma vi chiederete e “i fratelli di Gesù?” di cui parla il Vangelo
 
In ebraico non c’è una parola per designare i cugini per cui con il termine “fratello” vengono designati tutti i membri del gruppo familiare, che risulta formato da un gruppo piuttosto numeroso.
 
Ricordiamoci che Maria aveva una sorella che aveva dei figli.
 
Il primo Concilio ecumenico che parlò esplicitamente della perpetua verginità di Maria fu quello di Costantinopoli del 553.
 
La definizione dogmatica della perpetua verginità di Maria avvenne nel Concilio Lateranense del 649 convocato da Papa Martino I.
 
 

L’Immacolata Concezione.

 l’Immacolata Concezione per noi cattolici del XXI secolo rappresenta una verità acquisita e certa. Ma non è stato sempre così. La Sacra Scrittura, allo stesso modo che per altre verità di fede, manca di affermazioni esplicite e la richiama solo attraverso immagini ed espressioni che agli occhi dei teologi si sono chiarite solo gradualmente. Le immagini bibliche citate a favore dell’Immacolata Concezione sono l’Arca di Noè (Gen 6,8 – 8,19) la Scala di Giacobbe (Gen 28,12), il Roveto Ardente (Es 3,2 – 3), la Torre inespugnabile ( Ct 4,4), l’Orto Chiuso (Ct 4,12).
 
Tra i testi biblici viene data particolare importanza al protovangelo, Gen 3,15: “ Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la stirpe di lei” e ai seguenti versetti di San Luca:” Ave Maria piena di grazia” ( Lc 1,28), “ Benedetta Tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno” ( Lc 1,42).
 
La Chiesa è giunta alla piena comprensione di tale verità soprattutto grazie all’influsso della fede popolare. Tutto il popolo cristiano, infatti, in virtù del Battesimo, ha ricevuto il dono dello Spirito Santo mediante il quale è in grado di operare un certo vaglio critico della stessa opera dei teologi, accettando o rifiutando le loro ipotesi. Spesso i fedeli intuiscono per connaturalità le verità intrinseche e indicano ai teologi le piste della loro ricerca.
 
Spesso il dogma dell’Immacolata Concezione viene confuso con il concepimento verginale di Maria. Si tratta di due realtà molto diverse: Maria fu concepita come tutte le altre creature, attraverso un rapporto di amore dei genitori, ma la sua persona, fin dal primo istante della concezione, fu libera da ogni macchia di peccato.
 
Altri lo identificano con la verginità. Le due affermazioni sono vere, ma riguardano realtà diverse: la verginità sottolinea l’intervento miracoloso di Dio nella concezione e nel parto di Gesù ad opera di Maria, mentre l’Immacolata Concezione riguarda lo stato spirituale di Maria in rapporto a Dio e Ella, fin dal primo istante, ancora nel seno materno, fu libera da qualsiasi macchia che avesse rapporto con il peccato originale e totalmente ripiena di grazia.
Ma quali furono i motivi che resero tanto faticoso e lungo il cammino di tale verità?
Più ancora del silenzio della Sacra Scrittura, ciò che creava difficoltà era l’apparente impossibilità di conciliare l’Immacolata Concezione con due dogmi esplicitamente affermati dai sacri libri: l’universalità del peccato originale e l’universalità della redenzione operata da Cristo.
 
Molti santi Padri e teologi, pur esaltando la santità di Maria, facevano ricadere la Madonna, almeno per brevi istanti, sotto la legge generale del peccato originale, ad esempio Sant’Agostino e San Bonaventura.
Il primo teologo che difese la dottrina dell’Immacolata Concezione fu
Eadmero nel suo “Tractatus de conception sanctae Mariae” (1134). Il teologo medievale sosteneva che l’Immacolata concezione rientrava nelle possibilità divine: “ Potuit plane et voluit; si igitur voluit, fecit”
 ( Chiaramente lo poteva e lo voleva; se l’ha voluto, l’ha fatto) ponendo l’accento sulla convenienza di tale privilegio in quanto Maria era la Madre di Dio. Eadmero, però, non riusci a dissipare i dubbi perché lasciava insoluto il problema dell’universalità della redenzione.
Fu il francescano Giovanni Duns Scoto che, grazie alla sua geniale intuizione, riuscì a superare questo scoglio dottrinale introducendo il concetto di redenzione preventiva in previsione dei meriti di Cristo.
Maria è stata redenta da Gesù che esercitò in Lei l’atto di mediazione più eccelso, la preservò dal peccato originale, prima e fuori del tempo.
La redenzione di Maria non fu per liberazione dal peccato, ma per preservazione.
Maria, cioè, non fu per nulla segnata dal peccato, ma ne fu preservata per singolare privilegio.
 
Con la bolla “Ineffabilis Deus” Papa Pio IX definì come dottrina rivelata il dogma dell’Immacolata Concezione: “Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli”.
 
Le altre due successive encicliche “ Ad diem Illum” di san Pio X e la “Fulgens corona” di Pio XII precisarono meglio che l’Immacolata Concezione è un privilegio unico riservato a Maria e che in tal modo in Lei si realizza la perfetta redenzione da parte di Cristo.
 
Ma ci si potrebbe chiedere: come è possibile la redenzione di Maria ad opera del Figlio prima ancora che Questi assuma la carne umana?
 
Dio è eterno e vive al di fuori della successione temporale. Davanti a Lui l’opera redentiva del Cristo, anche se si svolge nel tempo, è presente da tutta l’eternità. Ecco perché, in previsione dei meriti di Cristo, Maria può essere redenta prima ancora che il Figlio di Dio abbia assunto la natura umana.
 
Spesso parlando dell’Immacolata Concezione ci si ferma a sottolineare
 
un solo aspetto, l’assenza del peccato originale. E’ ugualmente importante e significativo l’altro aspetto cioè la pienezza di grazia che esso comporta. In virtù dell’immacolato concepimento Maria è l’unica creatura che ha vissuto in pienezza la propria esistenza secondo il piano di Dio, l’unica che ha sempre amato Dio sopra ogni cosa; in Lei nulla ha mai ostacolato il dialogo di grazia con il Padre.
 
L’Immacolata Concezione è dunque: - testimonianza e segno dell’amore del Padre – espressione perfetta della redenzione operata da Cristo – creatura mirabile della grazia dello Spirito Santo.
 
L’Immacolata Concezione di Maria non è un fatto a sè stante, isolato dal piano divino della salvezza, ma al contrario rientra nel disegno salvifico di Dio, che prevede innanzitutto l’incarnazione redentrice di Cristo, grazie alla quale tutti sono gratuitamente salvati dall’amore di Dio. Maria è stata voluta dall’eternità in funzione di Cristo e introdotta nel mistero del Verbo incarnato con l’annunciazione. La liberazione del peccato originale e la pienezza di grazia di cui è rivestita Maria, sin dal primo istante di vita, non sono frutto della sua fede o da qualche altro suo merito, ma solo dono gratuito di Dio.
 
L’Immacolata Concezione non è un’eccezione all’universale redenzione di Cristo ma al contrario Maria è la prima dei redenti. Fu preservata dal peccato originale e arricchita di una straordinaria pienezza di grazia in previsione dei meriti di Cristo. Maria Immacolata è il frutto più bello e più perfetto della redenzione di Gesù. Proprio perché la prima e la più perfetta dei redenti, Maria è la creatura nuova, opera del Padre in Cristo e nello Spirito Santo.
 
Nel 1830 apparendo a Parigi in Rue du Bac alla novizia Catherine Labouré, la Santa Vergine affidò alla veggente il compito di fare coniare e diffondere una medaglia che La ritraeva così come appariva. Intorno all’ovale c’era la scritta: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che a Voi ricorriamo”.
 
E’ la prima rivelazione privata in relazione al concepimento di Maria senza peccato originale. Questa medaglia suscitò una tale devozione che molti vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
 
Così l’8 dicembre 1854, Papa Pio IX proclamò la “Donna vestita di sole” esente dal peccato originale, tutta pura, Immacolata.
 
La proclamazione di questo dogma fu un atto di grande fede e di estremo coraggio che suscitò gioia fra i fedeli della Madonna e indignazione fra i nemici del Cristianesimo perché il dogma dell’Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti.
 
Ma quattro anni dopo, nel 1858 a Lourdes, Maria stessa pose il suo sigillo su tale dogma affermando: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Le apparizioni di Lourdes furono la sua prodigiosa conferma che Lei è la “Tutta bella”, “ la piena di grazia”, priva di ogni macchia del peccato originale.
 
 

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   Assunzione al cielo in anima e corpo del B.V. Maria.

Papa Pio XII il I° novembre 1950, proclamò solennemente il dogma dell’Assunzione di Maria con queste parole: “ l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità con uno stesso decreto di predestinazione, Immacolata nella sua Concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del Cielo dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli”.
Ma perché Maria è stata assunta in cielo in anima e corpo?
I motivi sono vari:
        È assunta perché Immacolata. Vi è un nesso strettissimo tra la verità dell’Assunzione e quella dell’Immacolata Concezione. Infatti le parole rivolte da Dio ad Adamo dopo il peccato (Gen. 3,19): “ Tu sei polvere e in polvere ritornerai” indicano il castigo del peccato originale. Ora, la Vergine Maria fu esente dal peccato originale, quindi anche dal suo castigo. Il corpo di Maria, prodigiosamente consustanziale a quello del Risorto, non era possibile che rimanesse prigioniero della morte;
        È assunta perché Madre di Dio. Il corpo di Maria è stato il tempio del corpo di Cristo. La carne di Cristo è la carne di Maria e quindi conveniva che il corpo di Maria fosse glorificato come lo fu quello di Cristo. Ancora più stretto del vincolo fisico è il vincolo morale, l’onore e l’amore che il Figlio Uomo-Dio doveva alla propria Madre esigevano di stretta convenienza l’Assunzione corporea della Madre;
        È assunta perché sempre Vergine. La perfetta e perpetua verginità di Maria colloca la Beata Vergine in uno stato di incorruzione;
        È assunta perché è associata a Cristo. La Madre è sempre strettamente associata al Figlio. Ella partecipa alle sue gioie e ai suoi dolori, per cui possiamo dire che se Gesù è “ l’Uomo dei dolori”, Maria è “ la Donna dei dolori” e se il Figlio è “ Redentore”, Maria è “ Corredentrice”. Come infatti Eva ha cooperato con Adamo nella rovina, così la Nuova Eva ha cooperato con il Nuovo Adamo nell’opera di riparazione. Ora chi è principio e causa della resurrezione non può essere soggetto al dominio della Morte. Secondo il Concilio Vaticano II il Figlio ha espressamente voluto che sua Madre fosse conformata a Lui in tutto, e particolarmente nella vittoria sul peccato e sulla morte. Come Maria fu associata alla vittoria del Figlio sul peccato mediante la sua Immacolata Concezione, così fu associata anche alla sua vittoria sulla morte mediante la sua Assunzione.
        Assunta per essere pienamente nostra Madre e Regina.
La regalità di Maria non va separata dalla sua intercessione materna. Maria è Regina perché è associata alla regalità di Cristo e coopera con il Figlio nel procurare la salvezza delle anime. Perché Maria possa pienamente esercitare la sua regalità e la sua maternità verso di noi, era necessario che fosse nel possesso pieno della sua realtà umana: l’anima unita al corpo. Il titolo di Regina non sostituisce certo quello di Madre: la sua regalità rimane un corollario della sua peculiare missione materna, ed esprime il potere che le è stato conferito per svolgere tale missione.
Citando la bolla “Ineffabilis Deus”, Pio XII mette in evidenza questa dimensione materna della regalità della Vergine: “Avendo per noi un affetto materno e assumendo gli interessi della nostra salvezza, Ella estende a tutto il genere umano la sua sollecitudine”. La sollecitudine di Maria Regina per gli uomini può essere pienamente efficace proprio in virtù dello stato glorioso conseguente all’assunzione. L’assunzione favorisce la piena comunione di Maria non solo con Cristo, ma con ciascuno di noi: Ella è accanto a noi conosce tutto ciò che accade nella nostra esistenza e ci sostiene con amore materno nelle prove della vita. Assunta alla gloria celeste, Maria si dedica totalmente all’opera della salvezza per comunicare ad ogni vivente la felicità che le è stata concessa. È una Regina che dà tutto ciò che possiede, partecipando soprattutto la vita e l’amore di Cristo.

       Assunta per essere icona escatologica della Chiesa.

La Chiesa in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione e in Lei contempla con gioia ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere.
Pio XII con la proclamazione solenne di Maria Assunta, ha inteso annunciare solennemente a tutto il mondo la nobiltà e la dignità del corpo umano. Il mistero dell’Assunzione proclama il destino soprannaturale e la dignità eccelsa di ogni corpo umano chiamato dal Signore a diventare strumento di santità e a partecipare alla sua gloria.
Nel 1947 apparendo a Roma a Tre Fontane, la Vergine incaricò il veggente Bruno Cornacchiola di portare al Papa un particolare messaggio riguardante il dogma dell’Assunzione che sarà approvato tre anni dopo.
La definizione solenne del dogma dell’Assunzione che Pio XII fece il primo Novembre, 1950, fu preannunciato a Bruno dalla Vergine con parole esplicite: “Il mio corpo non poteva marcire e non marcì. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso”. Il dogma dell’Assunzione ha un significato straordinario per la visione della vita come cammino verso l’eternità, in quanto la partecipazione di Maria all’ascensione del Figlio in Cielo altro non è se non l’anticipazione di quella che sarà la nostra partecipazione alla gloria di Cristo Risorto se ci muoveremo lungo le medesime strade da Lui percorse, come Maria.
Nella Vergine assunta in cielo contempliamo il coronamento della sua fede, di quel cammino di fede che Ella indica alla Chiesa e a ciascuno di noi: Colei che in ogni momento ha accolto la parola di Dio, è assunta in cielo, cioè è accolta lei stessa dal Figlio, in quella      “dimora” che ci ha preparato con la sua morte e resurrezione.
Tra marzo 1945 e maggio 1959 la Santissima Vergine è apparsa a Ida Peerdeman ad Amsterdam con il titolo di “Signora di tutti i popoli”. Nei suoi messaggi alla Peerdeman, Maria sottolineò di essere: “Corredentrice, Mediatrice e Avvocata”. Nella trentesima apparizione la Santa Vergine chiese espressamente che fosse proclamato il dogma “Maria Corredentrice, Mediatrice e Avvocata”.
Questo dogma, richiesto dalla Madonna, è stato oggetto di moltissime dispute. La Chiesa non è contraria alla dottrina della cooperazione di Maria alla redenzione, ma non usa il termine di Corredentrice per non interferire in questioni teologiche ancora in discussione, come pure per motivi pastorali, biblici ed ecumenici.
Questo quinto dogma è voluto dal Cielo, è voluto da Maria stessa e prima o poi sarà solennemente proclamato.
Maria Butticè

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Milizia dell'Immacolata di Sicilia
Via Noce. 126 Palermo
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presso i locali della Parrocchia "Sacro Cuore"
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