SK 1075 - La nostra tattica Rycerz Niepokalanej, XI 1925, p. 217-218
Cavaliere, Milizia, battaglia: questi termini hanno un sapore battagliero, poiché si riferiscono alla guerra. Non, però, una guerra che si fa con l'ausilio di carabine, di mitragliatrici, di cannoni, di aerei, di gas asfissianti, tuttavia un'autentica guerra. Qual è la sua tattica? Innanzi tutto la preghiera. Ai cattolici meno istruiti circa l'opera di perfezionamento dell'anima, purtroppo, molto spesso sembra il contrario. Il lavoro, l'azione: ecco, secondo la loro idea, il fulcro dell'attività. Ma non è così. La preghiera, soprattutto la preghiera è l'arma efficace nella lotta per la libertà e per la felicità delle anime. E perché? Perché solamente i mezzi soprannaturali conducono ad un fine soprannaturale. Il paradiso - vale a dire, se è lecito esprimersi così, la divinizzazione dell'anima - è una realtà soprannaturale nel pieno significato del termine. Di conseguenza, non lo si può raggiungere con forze naturali. Qui è indispensabile anche un mezzo soprannaturale, la grazia divina. E questa la si ottiene con la preghiera umile e fiduciosa. La grazia, solamente la grazia, che illumina l'intelletto e che rafforza la volontà, è la causa della conversazione, ossia della liberazione dell'anima dai legami del male. Ma una preghiera elevata a Dio per le mani dell'Immacolata non può rimanere senza effetto, come è detto nell'invocazione di s. Bernardo 1: “Ricordati, o pietosissima Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno, dopo aver fatto ricorso alla tua protezione, sia stato abbandonato da Te”. Innanzi tutto, perciò, la preghiera umile, fiduciosa, costante. In secondo luogo la mortificazione. Nonostante le affermazioni dei protestanti, nonostante i decantati, famosi e deformati “diritti dell'uomo”, la mortificazione è necessaria e indispensabile per tutti noi, poiché è anche per mezzo di essa che noi ci procuriamo la grazia divina. Come l'oro nel fuoco, così nella mortificazione l'anima si purifica e irradia il proprio amore, diventa più simile a Dio, più gradita a Lui e per ciò stesso più capace di accogliere più abbondanti grazie per sé e per gli altri suoi poveri fratelli. Può esistere, infatti, un autentico amore di Dio senza la sofferenza?!... Infine, l'amore verso il prossimo. Amare il prossimo, ma non per il fatto che esso è “simpatico”, utile, ricco, influente o solo perché è riconoscente. Sono motivi troppo meschini, indegni di un milite o di una milite dell'Immacolata. L'amore autentico si eleva al di sopra della creatura e si immerge in Dio: in Lui, per Lui e per mezzo di Lui ama tutti, buoni e cattivi, amici e nemici. A tutti tende una mano piena d'amore, per tutti prega, per tutti soffre, a tutti augura il bene, per tutti desidera la felicità, poiché è Dio che lo vuole!... Colui che, con la preghiera all'Immacolata sulle labbra o nel profondo del proprio cuore, purificato dalla sofferenza e infiammato di un ardente fuoco d'amore verso Dio, spinto da questo stesso amore, fa quel che è nelle proprie possibilità per guadagnare il maggior numero di anime a Dio attraverso l'Immacolata, di liberarle dai lacci del male, di renderle felici, costui e solamente costui celebrerà il trionfo. Rycerz Niepokalanej
Nota 1075.1 Cf. SK 20, nota 2 .
Milizia Dell'Immacolata di Sicilia