SK 348 - A p. Cornelio Czupryk, Leopoli
Mugenzai no Sono, 5 VII 1931
Maria!
Reverendissimo Padre Provinciale!
Con la presente invio il nostro “voto” per i voti di fr. Mieczyslaw e la relativa relazione.
Accludo pure la lettera del rettore del seminario di Tokyo [don Salvatore Kandau] che fr. Damiano
ha portato con sé.
Sono tornato ieri da Tokyo dove ho esaminato accuratamente le varie possibilità a proposito del futuro per i nostri chierici.
Ebbene, il seminario è fondamentalmente destinato agli autoctoni.
I professori temevano di accettare i nostri chierici per il fatto che presupponevano un'eccessiva superiorità intellettuale dei nostri nei confronti dei giapponesi; ma, come mi ha detto sinceramente il rettore (molto benevolo verso di noi), il livello di apprendimento dei nostri si è dimostrato inferiore perfino nei
confronti dei giapponesi meno dotati.
Prima di iniziare la teologia essi fanno un corso simile al ginnasio e tre anni di filosofia. Inoltre, i nostri hanno dovuto dedicare altre due ore ogni giorno per andare e tornare dal seminario.
Ebbene, le cose stanno così: fr. Lodovico potrà terminare la teologia nel seminario di Tokyo e abiterà pure lì.
Quanto a fr. Damiano, neppure lui attualmente si sente in forze per studiare insieme con gli altri, e
io che lo sto osservando (per quanto finora abbia potuto conoscerlo) mi accorgo che non sarà in grado
di ragionare con i sillogismi senza una cura seria ed efficace, che dubito si possa compiere qui, soprattutto per il fatto che adesso qui il caldo è intenso e umido.
E se qui le sue condizioni dovessero peggiorare, che farei?
Proprio qui in missione, dove i pagani ci osservano...
Perciò, per quanto riguarda il suo caso, ho detto al rettore che avrei sottoposto il problema a lei
Rev.mo P. Provinciale, e che, con ogni probabilità, egli dovrà tornare in Polonia per curarsi.
Anche essi giudicano che questa sia la soluzione migliore.
Nella sua lettera, Rev.mo P. Provinciale, scritta il 24 maggio, leggo un accenno alle barbe. Ebbene,
quel tizio che a Tokyo ha ordinato ai nostri chierici di radersi la barba, ne ha lui pure una bella e lunga;
perciò, non si tratta di una cosa di capitale importanza; è solo, probabilmente, per uniformarsi agli altri
giapponesi.
Già che parliamo di barbe, debbo notare che io sottolineo sempre che non debbono essere coltivate, ma semplicemente barbe “cappuccine”, appianate un po' con le forbici.
Quanto ad altri chierici, possono essere accettati in seminario solo se possiedono capacità non
medie, ma eccezionali.
Ossia, gli europei non dovrebbero essere inferiori ai giapponesi negli studi, ma superarli.
Di conseguenza, riguardo ai nostri due che stanno studiando filosofia, il rettore mi ha consigliato di
rivolgerci ai Salesiani, dato che essi hanno un proprio seminario per i chierici europei, ma da loro son
venuto a sapere che neppure quest'anno ci sarà la teologia, perché secondo la loro prassi i chierici,
dopo la filosofia, hanno ancora un anno (o più) di attività pratiche con i ragazzi.
Inoltre, essi mi dicevano che hanno intenzione di mandare in Europa i loro chierici per la teologia.
In ogni caso abbiamo ancora un bel po' di tempo, perché questi due (fr. Alessio e fr. Mieczysław)
hanno incominciato appena ora il secondo anno di filosofia. In ogni caso quando, col passar del tempo,
l'Immacolata ci permetterà di aprire un nostro studentato, allora la situazione sarà meno pesante.
È quasi certo che a Nagasaki non ci sarà più la filosofia, mentre i chierici giapponesi si recheranno
nel seminario di Tokyo, dato che lì la filosofia è insegnata in giapponese; i nostri la completeranno con
me.
Così eliminerò le copiose perdite di tempo per andare e tornare da Oura e i nostri chierici potranno
trarre maggior profitto, perché conoscono meglio il latino.
Sto chiacchierando un po' troppo...
Il vescovo [mons. Gennaro Hayasaka] era continuamente assillato dal dubbio che noi non avessimo l'autorizzazione da parte di Propaganda1, perciò ho dovuto tirar fuori pure la copia inviata dall'archivio di Propaganda e, finalmente, essa ha chiarito tutto.
Per adesso finisco, perché ho troppi arretrati, ma tra pochi giorni scriverò qualcosa di più. Ma forse
[è meglio che io dica] anche subito qualcosa...
Ebbene, il mio collaboratore, p. Metodio, anche se si trova con noi già da un bel po' di tempo, non
ha ancora acquisito lo spirito di Niepokalanów e nemmeno la voglia di impregnarsi di esso.
È una persona dabbene e devota, ma gli è difficile elevarsi al di sopra delle usanze consolidate nei
nostri conventi.
Due volte gli ho detto espressamente di smetterla di radersi parzialmente la barba, ma egli si è rifiutato apertamente, giustificandosi con il fatto che ancora a casa aveva imparato ad aver cura della
propria persona. Si è portato in cella una seggiola di vimini (ce ne erano state offerte quattro, che noi
usiamo per gli ospiti), ci mette sopra anche un piccolo cuscino o una coperta, anche se vede che io e
gli altri fratelli adoperiamo duri sgabelli di legno.
E questo spirito di mancanza di predilezione verso la s. Povertà comincia a trasmettersi anche ai
fratelli. Io non dico più niente, perché né la Regola, né le Costituzioni e tanto meno le usanze vietano
queste cose, tuttavia...
Egli afferma esplicitamente di aver sentito a Cracovia (ma è fin troppo chiaro che egli condivide tale
opinione) che chi vuol vivere il francescanesimo con maggior rigore entra fra i Cappuccini o fra i Bernardini, mentre colui che entra tra i Francescani non ha affatto l'intenzione di vivere diversamente da
questi.
Egli stesso ha detto a me personalmente che qui si sente come un estraneo e non trova la felicità e
per questo non gli va nemmeno il lavoro.
E veramente non gli va.
Egli ha una gran quantità di tempo, ma non si
Nota in lui l'entusiasmo nello studio della lingua e la speranza di un aiuto per l'avvenire è molto ridotta.
Tanto più che, a dire il vero, per fare il mestiere del redattore qui e prepararsi adeguatamente a
questo lavoro mediante lo studio della difficile lingua giapponese e la conoscenza di una mentalità
completamente diversa da quella europea, è indispensabile altresì un'intelligenza più capace, mentre
egli, mi sembra, riesce a comprendere con molta difficoltà, anche se, come ho accennato, è una persona molto per bene e fa di tutto per non recarmi dispiaceri; tuttavia non si può nemmeno comandargli
qualcosa che oltrepassa ciò a cui non si è impegnato con la professione religiosa; egli non ha un'istruzione sufficiente e forse neppure delle capacità sufficientemente idonee per intraprendere la preparazione al futuro lavoro e per assumersi il lavoro stesso.
Dubito molto, quindi, che egli possa e perfino che egli voglia rimanere qui stabilmente.
Qui ci vuole sacrificio ed un lavoro instancabile: tutto strettamente nello spirito della M.I.
Quello che soprattutto mi preoccupa è il fatto che alcuni fratelli cominciano ad accostarsi a tale spirito: epidemia interna.
Si impone sempre più la necessità di una formazione dei padri disposti a lavorare per la M.I. e la
necessità di una scelta rigorosa, qualora si presentassero alcuni tra i padri attuali.
È vero che anche questo padre qui è utile, perché confessa i fratelli, cosa sempre imbarazzante
per il superiore della casa, ma “questo diverso” spirito non può forse comunicarsi anche in tale occasione?
Questa è la prima missione e la prima esperienza, ma da essa credo che ora stia già emergendo
chiaramente che vi possono lavorare esclusivamente coloro che si sono votati alla M.I. con tutta l'anima.
È vero che al momento attuale la situazione è difficile, perché non abbiamo a disposizione padri
così preparati, ma probabilmente l'Immacolata farà anche questo.
Ho sentito dire che p. Samuele possiede perfettamente lo spirito della M.I., unito a capacità eccellenti, e non sarebbe possibile che...?
Comunque, l'Immacolata è a conoscenza di tutto.
Fra una decina d'anni, forse, l'Immacolata avrà già formato numerosi lavoratori attraverso il seminario minore, il noviziato e il seminario maggiore di Niepokalanów: e veramente ne sarà indispensabile
un numero molto elevato (migliaia), per sottomettere il mondo intero all'Immacolata, e veramente consacrati a Lei senza nessun “ma”.
Chiedo la serafica benedizione
fr. Massimiliano con la famiglia
PS - I chierici di qui fanno sperare molto bene - gloria all'Immacolata! - purché perseverino!
Chiederei le “litterae dimissoriales”2 per fr. Lodovico, per gli Ordini minori, in conformità al can.
964.
Per quanto riguarda la mia dispensa3 dal breviario, o piuttosto la commutazione con una parte del
rosario, è difficile per me precisare bene “secundum conscientiam”, ma mi sembra di non essere in
buona salute e se non dormo più a lungo mi capiterà, forse, di ammalarmi sul serio, ma il tempo è così
limitato che mi riesce difficile far fronte ai doveri, mentre qui è necessario avere una buona infarinatura
di lingua giapponese, senza parlare di quella inglese che è quasi indispensabile.
Se non si conosce il giapponese è difficile svolgere il lavoro di redazione; e che fare poi per la formazione della gioventù?
Anzi, qui un fratello lo abbiamo già e fra poco dovrà iniziare il noviziato.
E probabilmente ne verranno altri. Francamente, non so: temo di essere troppo indulgente con me
stesso.
È vero che intraprendo viaggi, tuttavia mi sembra (almeno dopo l'ultima puntata fatta a Tokyo) di
non sentirmi affatto bene e recentemente, a causa del caldo e dell'afa, stavo per svenire in treno.
In redazione non ho quasi nessun aiuto da p. Metodio: è, infatti, un'anima buona, ma allorché traduce qualcosa in italiano, il traduttore4 non riesce a capirla e talvolta neppure io riesco a comprendere
il pensiero e così la correzione viene a costare più della composizione.
È difficile, dunque: ha buona volontà, ma una conoscenza troppo superficiale delle lingue e anche
dei fondamenti filosofici, perciò può darsi che talvolta lui stesso, poverino, non riesca a comprendere il
pensiero.
Per di più, le traduzioni in italiano si stanno interrompendo, per il fatto che il traduttore se ne va definitivamente da Nagasaki, anche se ha promesso di aiutarci per corrispondenza; e così bisognerebbe
scrivere in inglese o in francese se non in giapponese.
Talvolta di sera mi viene l'affanno e i nervi mi provocano persino dei brividi.
Ma non so.
Potrei, forse, riuscire a recitare il breviario? Non so: ho paura di essere troppo indulgente con me
stesso.
Chiedo la sua benedizione e termino, perché di certo ormai l'ho importunato abbastanza, Rev.mo
P. Provinciale.
Oh! ancora: il delegato apostolico ha già avuto informazioni sui nostri chierici di Tokyo e mi ha detto di scrivere a lei, Rev.mo P. Provinciale, che in Giappone può lavorare con profitto unicamente un
missionario dalle capacità eccezionali5.
In India o in Africa le cose sono diverse. Questo nuovo delegato è un americano, Mooney, che in
precedenza era stato delegato in India. Comunque è molto benevolo nei nostri confronti.
Solo all'inizio, allorché, durante l'ottava del Ss. Cuore di Gesù, venne a Nagasaki, “qualcuno” lo
aveva informato in modo così “impreciso” che si era convinto che noi ci trovassimo qui senza alcuna
autorizzazione da parte di Roma; di conseguenza mi ha rimproverato duramente per aver fatto venire
qui i giovani e mi ha detto che non poteva tollerare una situazione del genere, e così via. Tuttavia,
quando gli ho comunicato che eravamo in possesso del documento della Congregazione dei Religiosi e
all'indomani gliel'ho mostrato, ha risposto che non era al corrente che noi avessimo tale documento e di
conseguenza, ormai, non ci riteneva più illegali.
Il vescovo tuttavia - non so chi lo aveva “consigliato” - si era messo in testa che era indispensabile
anche un documento distinto dalla Congregazione di Propaganda; ma quando dall'archivio di Propaganda è giunta pure la copia di detto documento, ogni dubbio nei nostri confronti si è dissipato anche in
lui.
La stessa copia l'ho mostrata di recente anche al delegato a Tokyo.
Ho buttato giù in fretta anche queste poche parole; ma si fa tardi per la posta, perciò concludo.
Nel mese di maggio abbiamo avuto delle caramelle quasi ogni giorno, ma in giugno, soprattutto
nell'ottava del Ss. Cuore di Gesù ho preso parte davvero alla sofferenza di Gesù come non avevo provato mai. Ora, comunque, anche questo è passato. L'Immacolata dirige ogni cosa nel migliore dei modi.
Nota 348.1 Cf. SK 290, nota 1; 335
Nota 348.2 Litterae dimissoriales l'autorizzazione concessa in scritto dal proprio superiore ordinario per accedere agli ordini
sacri.
Nota 348.3 A causa dei frequenti attacchi della tubercolosi, in data 27 VI 1929, i superiori dell'Ordine avevano ottenuto per
p. Massimiliano dalla Congregazione dei religiosi la “commutazione della recita del divino ufficio in altra preghiera quotidiana”; il Ministro Generale, p. Alfonso Orlini, aveva determinato tale preghiera nella “recita quotidiana di una terza parte del
rosario della Madonna”.
Nota 348.4 Professor Yamaki - cf. SK 307.
Nota 348.5 Mons. Edoardo Mooney il 30 III 1931 succedette a mons. Mario Giardini.
Milizia Dell'Immacolata di Sicilia