SK 1328 - La storia 1 Niepokalanów, VI 1939
Gli inizi - I primi intercessori - In terra polacca
Perché - Il primo terzetto - I sette 2 Gli inizi Negli anni precedenti la guerra, nella capitale del cristianesimo, a Roma, la mafia massonica, ripetutamente disapprovata dai Pontefici, spadroneggiava in maniera sempre più sfrontata. Non rinunciò neppure a sbandierare per le vie della città, durante le celebrazioni in onore di Giordano Bruno, un vessillo nero con l'effigie di Michele Arcangelo sotto i piedi di Lucifero e tanto meno a sventolare le insegne massoniche di fronte alle finestre del Vaticano. Una mano incosciente non provò orrore neppure nello scrivere: “Satana governerà in Vaticano e il Papa lo servirà come guardia svizzera” e altre cose simili. In una situazione tanto deplorevole vennero a trovarsi alcune anime lontane da Dio. Tale odio mortale verso la Chiesa di Cristo e verso il Suo Vicario in terra non era solo una ragazzata di individui traviati, ma un'azione sistematica, derivante dal principio della massoneria: “Distruggere qualsiasi religione, soprattutto quella cattolica”. Disseminate nei modi più diversi e in maniera più o meno evidente in tutto il mondo, le cellule di questa mafia mirano proprio a questo scopo. Si servono, inoltre, di tutta una congerie di associazioni, dai nomi e dagli scopi più svariati, che però, sotto il loro influsso, diffondono l'indifferenza religiosa e indeboliscono la moralità. Essi [i massoni] rivolgono una particolare attenzione all'indebolimento di quest'ultima, in conformità alla risoluzione che essi hanno preso: “Noi non vinceremo la religione cattolica con il ragionamento, ma solo pervertendo i costumi”. E affogano le anime in una colluvie di letteratura e di arte volta ad indebolire il senso morale. L'invasione di sudiciume morale scorre ovunque, portata da un ampio fiume. Le personalità si afflosciano, i focolari domestici vanno a pezzi e la tristezza cresce assai nel fondo dei cuori insudiciati. Non sentendo in se stesse la forza di levarsi di dosso il giogo che le tiene avvinte, sfuggono la Chiesa, oppure insorgono addirittura contro di essa. Per porgere la mano a tante anime infelici, per consolidare nel bene i cuori innocenti, per aiutare tutti ad avvicinarsi all'Immacolata, la Mediatrice di ogni grazia, sorge nel 1917 a Roma, nel Collegio Internazionale dei Frati Minori Conventuali (PP. Francescani), la Milizia dell'Immacolata. Si forma inizialmente fra tre alunni di detto Collegio durante le vacanze estive, alla “Vigna”, nella cosiddetta “Villa Antoniniana” 3, presso le Terme di Caracalla. Uno di essi, fr. Girolamo Biasi, ormai sacerdote, ha concluso santamente la propria vita nel 1929 nel convento di Camposampiero, nella sua Provincia religiosa di Padova. Il circolo si formò nel nascondimento: ne erano a conoscenza i superiori soltanto. Venivano messi al corrente della sua esistenza esclusivamente coloro che volevano farne parte. In questo modo il numero dei membri, alla riunione del 16 4 ottobre, giunse fino a sette. Nel corso di questa riunione, davanti ad una statuetta dell'Immacolata, ai piedi della quale ardevano due candele, a porte chiuse, venne discusso un piccolo programma, contenente i punti più importanti dell'associazione; si era confortati dalla promessa di p. Alessandro Basile, S.J., di mettere il santo Padre [Benedetto XV], di cui p. Basile era confessore, al corrente della nascita dell'associazione. Ma per il momento tale promessa non fu mantenuta. I primi intercessori Quella riunione fu la prima e, insieme, l'ultima di quel periodo di tempo. Dopo di essa trascorse un intero anno, pieno di contrarietà tali che perfino tra gli stessi associati talvolta uno non aveva il coraggio di parlare con un altro di tale argomento. Nell'anno 1918 infuriò la febbre spagnola, la quale falciava letteralmente vite umane.
Proprio allora due dei primi sette membri si trasferirono nell'eternità, con evidenti segni di elezione. Essi furono: p. Antonio Maria Głowinski, della Provincia religiosa di Romania, e il chierico fr. Antonio Maria Mansi, della Provincia di Napoli. Il primo, nato da padre polacco e da madre rumena, ma educato in Romania, non aveva avuto neppure l'occasione di apprendere la lingua polacca. Terminati gli studi e conseguito il dottorato, egli era andato per un periodo di riposo ad Assisi, ove, recandosi a far visita ai prigionieri di guerra rumeni, contrasse la febbre e dieci giorni dopo morì. Si era preso cura di lui p. Emilio Norsa, un ebreo convertito e fervente devoto dell'Immacolata. A lui p. Antonio aveva indicato il giorno della propria morte. Alla domanda donde l'avesse saputo, aveva risposto che gli era stato rivelato dall'angelo custode. E morì proprio nel giorno predetto. Ormai prossimo alla fine, svegliandosi dal sonno, aveva detto ai presenti: “Oh, quanto mi dispiace d'essermi svegliato ancora su questa terra!”. Non erano trascorsi che una decina di giorni... quando fr. Antonio Maria Mansi si affrettò a seguirlo. Nato a Londra, di origine italiana, della cittadina di Ravello, musico e poeta. Fu assalito dalla medesima malattia mentre curava uno dei padri che l'aveva contratta nell'esercito. Negli ultimi giorni di vita egli dette prova in modo particolare di obbedienza religiosa. Poco prima di morire chiese al P. Rettore [Stefano Ignudi] il permesso di cantare una canzoncina alla Madre Santissima. Il P. Rettore temeva che, date le sue deboli condizioni, non ce la potesse fare. Ad ogni modo glielo permise. Con grande meraviglia dei presenti l'ammalato cantò ad alta voce la canzoncina: “Sei pura, sei pia, sei bella, o Maria! Ogni alma sa che madre più dolce il mondo non ha”. Dopo la sua morte, fra le sue poesie se ne trovò una dedicata al beato Bonaventura da Ravello (“Ave Maria, volare con te in paradiso...”), nella quale chiedeva che gli fosse concesso di morire con un canto alla Madre Santissima sulle labbra. Fu trovato altresì - nonostante avesse bruciato una parte del manoscritto, sentendosi vicino alla fine - un quaderno di appunti abbastanza ampio, che svelava l'interno di quella splendida anima. Evidentemente questi due membri della M.I. iniziarono subito un'alacre attività in paradiso, poiché immediatamente dopo la loro dipartita, le difficoltà svanirono l'una dopo l'altra; il santo Padre mandò la propria benedizione orale, tramite l'arcivescovo mons. Domenico Jaquet, mentre il Rev.mo P. Generale dell'Ordine [Domenico Tavani] concesse una benedizione scritta e diede il proprio incoraggiamento per l'ulteriore sviluppo. Da quel momento anche il numero dei membri incominciò a crescere senza posa. Il 2 gennaio 1922 il card. Basilio Pompilj, Vicario di Roma, erige canonicamente la Milizia dell'Immacolata nel Collegio con queste parole del decreto: “Con il vivo desiderio che la devozione alla Vergine Santissima si estenda ovunque, con la nostra autorità istituiamo canonicamente la pia associazione chiamata comunemente "Pia Unione della Milizia di Maria Immacolata", nella cappella del Collegio Serafico dei Frati Minori Conventuali in Roma e approviamo quanto è stato istituito”. Quattro anni dopo, il santo Padre Pio XI con un “breve” del 18 dicembre 1926 concede numerose indulgenze alla Milizia dell'Immacolata in Roma. Con un successivo “breve” del 23 aprile 1927, poi, la eleva alla dignità di “Primaria”, affinché le altre sedi della M.I. sparse ovunque nel mondo, mediante l'aggregazione alla sede romana, possano aver parte alle indulgenze. In terra polacca Lasciando il Collegio Internazionale, i membri della M.I. portarono con sé nei loro paesi d'origine anche la causa della Milizia dell'Immacolata. In tal modo nell'anno 1919 essa raggiunse pure la Polonia. I primi ad iscriversi furono i chierici del collegio dei PP. Francescani di Cracovia. Da qui penetrò anche nel convento francescano di Leopoli, dove si occupò con entusiasmo della sua diffusione il p. Venanzio Katarzyniec, morto in concetto di santità il 21 marzo5 1921, a Kalwaria Pacławska, presso Przemyśl.
Dopo la pubblicazione delle pagelle d'iscrizione, la Milizia dell'Immacolata incominciò a diffondersi rapidamente in mezzo ai fedeli. All'inizio le riunioni mensili per l'approfondimento dello spirito della M.I. si tenevano nella cosiddetta “Sala Italiana” attigua al chiostro della chiesa dei PP. Francescani di Cracovia. In breve, però, il numero degli iscritti aumentò talmente che quel locale risultò troppo angusto; inoltre si iscrivevano alla M.I. persone che abitavano in località sempre più lontane. Fu così che nacque la necessità di un collegamento tra gli iscritti, sotto forma di stampa periodica. Sorse, in tal modo, agl'inizi del 1922 la rivista mensile Rycerz Niepokalanej. Malgrado le condizioni assai dure, nei primi mesi, a causa della svalutazione, fidando unicamente nella Divina Provvidenza attraverso l'Immacolata, la rivista ha continuato senza sosta e continua tutt'oggi a servire le anime. Attualmente il numero degli iscritti alla M.I. in Polonia raggiunge la cifra di...6 I numerosi ringraziamenti contenuti nella rivista, nel loro testo integrale o solo in riassunto, testimoniano con evidenza che l'Immacolata si degna, nella Sua bontà, di servirsi anche della Sua Milizia per il bene delle anime polacche. Ma soltanto dopo la morte potremo conoscere quanto sarà stato grande il numero di grazie dell'Immacolata effuse nelle anime, tramite le pagine del Suo Rycerz e tramite i suoi militi.
Milizia Dell'Immacolata di Sicilia