Scheda 1071 - Milizia dell'Immacolata di Sicilia

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SK 1071 - Il segreto del successo nell'azione cattolica  Rycerz Niepokalanej, X 1924, p. 193-194  

Quante volte si possono ascoltare lamentele anche da parte di zelanti attivisti cattolici, i quali affermano che l'azione procede in modo troppo stentato, che produce frutti tanto scarsi e poco duraturi.  Dove sta la causa?  Ho davanti agli occhi un libro d'oro, veramente d'oro, dal titolo: L'anima dell'apostolato.  Scritto in lingua francese (L'ame de tout apostolat) è stato tradotto in italiano per incarico di mons. Volpi, vescovo di Arezzo.  Nella prefazione questi afferma1:  “Dedicatomi all'azione cattolica fin dai primi anni di vita sacerdotale, notai che il più grande aiuto mi veniva da persone, anche se laici, formate spiritualmente da un anziano sacerdote, che è stato anche per me guida e maestro.  “In secondo luogo, già allora, ma ancor di più quando, per gli imperscrutabili disegni di Dio, mi fu imposto sulle spalle il grave peso dell'episcopato, mi apparve chiaro che l'azione cattolica diventava pure una sorgente di dissipazione per coloro che vi si erano impegnati, non esclusi affatto i sacerdoti, e mi resi conto che nella maggior parte dei casi essa era sproporzionata alle fatiche e ai numerosi mezzi usati senza ottenere frutti.  “Comprendevo bene qual era la causa di una così grande sterilità e più di una volta osai manifestarla, ma non mi si dava ascolto, mentre i più generosi mi concedevano solamente una specie di compassione, quasi che io non conoscessi lo spirito dell'uomo contemporaneo e l'azione che si deve svolgere a suo vantaggio”.  Qual è, dunque, la causa?  L'azione cattolica è un'opera sublime, assai sublime, è una collaborazione (se è lecito esprimersi così) con Dio stesso nel perfezionare, santificare e rendere felici gli uomini.  Ma a proposito, appunto, di questo lavoro lo stesso Salvatore disse espressamente agli apostoli: “Rimanete in me e io in voi.  Come il tralcio non può far frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci.  Chi rimane in me e io in lui, fa molti frutti, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 4-6). Il Salvatore non dice che senza di Lui non possono fare “molte cose”, ma “nulla”, assolutamente nulla.  La fecondità del lavoro, quindi, non dipende dalle capacità, dagli sforzi, dal denaro, benché pure questi siano doni di Dio, utili anche per l'azione cattolica, ma soltanto e unicamente dal grado di unione con Dio.  Se questa viene meno, oppure se tale vincolo si indebolisce, a nulla valgono tutti gli altri mezzi. Se, invece, il vincolo è vitale, tutto il resto si troverà senza difficoltà alcuna.  Perciò il venerabile vescovo Volpi aggiunge: “Sentivo spesso la necessità di ritemprare il mio spirito nella solitudine e di ricorrere alla preghiera, per raccogliere dalla mia operosità i frutti che ardentemente bramavo”.  Questo suggerimento è valido anche per noi, membri della Milizia dell'Immacolata, perché ci indica in quale modo ci dobbiamo mettere al lavoro nel nostro ambiente.  L'unione con l'Immacolata, essere strumenti nelle Sue mani immacolate: ecco il segreto che assicura il successo.    Rycerz Niepokalanej

Nota 1071.1 P. Massimiliano traduce molto liberamente alcuni passi della prefazione di mons. Giovanni Volpi all'opera di don GIOVANNI BATTISTA CHAUTARD, C.R.O.,L'anima dell'Apostolato, traduzione italiana pubblicata nel 1917.  



Milizia Dell'Immacolata  di Sicilia  

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